Perché ci sono più scienziati che scienziate

Solo il 15% dei laureati in scienze informatiche e il 33% dei laureati in ingegneria sono donne, sebbene in Italia – come nella maggior parte dei paesi Ocse – queste ultime abbiano, in media, risultati migliori degli uomini negli studi. È il cosiddetto gender gap universitario: le donne, rispetto agli uomini, sono sottorappresentate nelle discipline scientifiche e matematiche. Gli scienziati della University of Illinois at Urbana-Champaign, tramite un sondaggio effettuato su 1.800 studenti, ricercatori e docenti, hanno appena formulato un’ipotesi per spiegare il fenomeno: come raccontano su Science, i ricercatori puntano il dito sul fatto che queste facoltà enfatizzino troppo l’importanza di essere brillanti e talentuosi, qualità che molte donne ritengono di non avere.

Gli scienziati, coordinati da Andrei Cimpian, professore di psicologia alla University of Illinois, e Sarah-Jane Lesile, professoressa di filosofia alla Princeton University, hanno chiesto ai partecipanti al sondaggio quali fossero le qualità richieste per il successo nel proprio campo accademico. Ne è emerso che per scienza, tecnologia, ingegneria e matematica (le cosiddette Stem), così come per discipline umanistiche e sociali, c’è una correlazione tra il presunto talento necessario alla riuscita e le iscrizioni femminili.

“Non intendiamo dire che il talento – o la sua valorizzazione”, spiega Cimpian, “sia una cosa negativa. E non stiamo neanche dicendo che le donne non siano talentuose, né che essere talentuosi non aiuti per la propria carriera accademica. I dati, invece, ci suggeriscono che trasmettere agli studenti la convinzione che sia indispensabile essere dei geni per avere successo può avere un effetto diverso su uomini e donne”. L’équipe ha anche messo alla prova altre tre ipotesi della sottorappresentazione femminile: il fatto che le donne tendano a evitare discipline che prevedano turni di lavoro troppo lunghi; il fatto che le donne siano meno in grado, rispetto agli uomini, di accedere a facoltà estremamente selettive; e, infine, il fatto che le donne siano in minoranza, rispetto agli uomini, in campi del sapere che richiedono ragionamento analitico e sistematico.“Abbiamo scoperto, però”, continua Leslie, “che nessuna di queste ipotesi è in grado di predire la sottorappresentazione femminile nell’intero spettro accademico. In particolare, solo una forte enfasi sul talento e sul genio richiesto in particolari settori può spiegare il meccanismo”. In realtà, dati alla mano, le ragazze hanno poco da temere: sono brave quanto i maschietti. Spesso anche di più.

Via: Wired.it

Credits immagine: USAID Asia/Flickr CC

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