Perché il vaccino fa ancora paura

Nessuna correlazione tra autismo e vaccini contenenti il tiomersale, un conservante al mercurio. Gli studi effettuati da quando è stato sospettato un rapporto causa-effetto, nel 1998, non hanno portato alcuna evidenza che lo comprovi. Ultimi quelli del Children’s Hospital of Philadelphia (Usa) e dell’Istituto superiore di sanità (Iss) pubblicati, rispettivamente, su Clinical Infectious Diseases e Pediatrics. Il primo è una estesa revisione delle ricerche che negano l’esistenza di una simile relazione; il secondo è un’ampia analisi epidemiologica condotta su 1.400 bambini italiani di dieci anni che erano stati regolarmente vaccinati durante il loro primo anno di vita. Studi necessari, perché la paura e la resistenza a vaccinare sono ancora abbastanza forti. Tanto che il morbillo, per fare un esempio, ha tutt’oggi un’alta incidenza in diverse nazioni d’Europa quali Germania, Svizzera, Gran Bretagna, Italia e Romania: come riportato su The Lancet lo scorso gennaio, nel biennio 2006-2007 in questi paesi si sono registrati oltre 10.300 casi, che rappresentano l’85 per cento di tutti i casi europei. Ne abbiamo parlato con Stefania Salmaso, a capo del Centro Nazionale di Epidemiologia dell’Iss, che ha condotto lo studio italiano.

Dottoressa Salmaso, in Italia c’è ancora un po’ di resistenza a vaccinare i bambini?

“In effetti alcune persone, per motivi ideologici e religiosi, rifiutano la vaccinazione. In altri casi il rifiuto è legato all’obbligatorietà legale. E non stupisce: l’idea di introdurre con obblighi di legge nuove vaccinazioni suona anacronistica, tanto che nel Veneto si sta sperimentando la sospensione dell’obbligo, proprio per dimostrare di poter garantire lo stesso una copertura adeguata. I dati però ci dicono che, a livello nazionale, abbiamo una buona copertura solo per le  vaccinazioni obbligatorie e per quelle non obbligatorie somministrate insieme a queste”.

Perché?

“Perché il nostro sistema sanitario si è concentrato sull’offerta capillare per soddisfare gli obblighi di legge, ma non ha investito abbastanza in comunicazione ed educazione, e non ha raccolto e diffuso in modo efficace i dati che dimostrano l’effetto e la sicurezza delle vaccinazioni. Gli stessi operatori sanitari spesso non sono formati, e molti non saprebbero rispondere alla domanda «perché è necessario vaccinarsi?». Inoltre per molti genitori l’obbligatorietà è un indicatore di importanza, per cui le vaccinazioni obbligatorie vengono riconosciute come tali e le altre come meno rilevanti, credendo che «non obbligatorio» significhi «facoltativo»”.

Ci sono quindi paure infondate che potrebbero essere dileguate con una migliore comunicazione?

“Si, come questa legata alla possibilità di una relazione tra un conservante al mercurio, il tiomersale, e il rischio di sviluppare autismo, sebbene continuino ad accumularsi risultati che negano tale associazione. Nel nostro studio, condotto in collaborazione con i ricercatori dell’ospedale Bambino Gesù di Roma e dell’Università di Padova, abbiamo valutato le capacità cognitive di 1.400 bambini di cui metà avevano ricevuto nel primo anno di vita diversi vaccini che in tutto contenevano una dose quasi doppia di tiomersale (137,5 microgrammi) rispetto a quella standard (62,5). È la prima volta che viene studiato in modo rigoroso lo sviluppo neuropsicologico a dieci anni dalle vaccinazioni della prima infanzia”.

Un’altra paura diffusa è quella di farsi inoculare un virus. C’è un rischio reale? Quanto si ricorre a vaccini sintetici oggi?

“Solo i vaccini contro morbillo, rosolia, parotite e varicella contengono virus vivi, che però sono stati attenuati e quindi comportano rischi ridottissimi. Maggiori sono invece i rischi che si corrono non vaccinandosi: spesso i genitori pensano che sia non necessario vaccinare i bambini per malattie quasi scomparse in Italia, come la poliomielite, ma questo vuol dire esporre i figli al rischio per tutta la loro vita, anche perché ci si dimentica di non essere immuni. Di solito, una persona non vaccinata che vive tra persone vaccinate gode comunque della protezione del gruppo. Ma se nella popolazione si introducono troppi individui non vaccinati viene meno questo bonus”.

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