È importante riuscire a essere sereni prima di affrontare un intervento chirurgico. A dirlo non è il semplice buon senso ma una ricerca presentata alla conferenza annuale della Radiological Society of North America (Rsna) di Chicago, secondo cui l’umore di chi deve sottoporsi a un’operazione di angioplastica o altre procedure di radiologia interventistica ha un impatto diretto sull’esito clinico. Una scoperta che ha spiazzato gli stessi autori dello studio: “Sono rimasta sorpresa dal nostro risultato”, ha detto Nadja Kadom della Emory University School of Medicine di Atlanta. “Non avrei mai creduto che lo stato d’animo del paziente potesse influenzare il risultato di un intervento”.
I ricercatori hanno monitorato 230 persone con un’età media di 55 anni, tra cui 120 donne e 110 uomini, che dovevano sottoporsi a un intervento mini-invasivo, che consiste nell’utilizzo di un catetere inserito in un vaso sanguigno e portato fino al punto in cui l’arteria è bloccata. Prima dell’intervento, i pazienti sono stati invitati a compilare il Positive Affect Negative Affect Schedule (Panas), un questionario che utilizza una scala di 5 punti per valutare lo stato d’animo, riportando così quanto si sentivano forti, vigili, determinati o, invece, provassero sentimenti negativi come nervosismo, rabbia e paura.
Successivamente, Kadom e il suo team hanno cercato correlazioni tra gli stati d’animo espressi e il verificarsi di complicanze durante l’intervento, pressione sanguigna bassa o alta, sanguinamento post-operatorio, rallentamento del battito cardiaco. Dai risultati è emerso che 104 pazienti con un punteggio alto per lo stato d’animo negativo (Negative Affect) avevano presentato più complicanze: in 23 avevano avuto un evento avverso, rispetto ai 15 dei 126 pazienti con punteggi più bassi di negatività.
“L’umore conta”, ha spiegato Lang dell’Università di Boston. “Non è necessario essere allegri prima di un intervento. Basta superare le emozioni negative e arrivare a un livello neutrale”. Gli interventi di radiologia interventistica si eseguono con anestesia locale, quindi i pazienti sono svegli e possono interagire con il team medico. “È questo il vero problema. In camera operatoria il paziente può influenzare il personale sanitario, e viceversa. Ogni volta che il team deve gestire una complicazione, lo stato d’animo del paziente distrae l’attenzione dall’intervento stesso. Dobbiamo aiutare il personale a insegnare ai pazienti come gestire le proprie emozioni per contribuire a creare un ambiente più sereno e risultati migliori”.
Riferimenti: Radiological Society of North America
Credits immagine: Seattle Municipal Archives
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