Categorie: Ambiente

Perché Milano è più smart di Roma

Per far crescere una città non basta costruire strade, ponti e palazzi. Ci vuole qualcosa di più, un elemento quasi impalpabile che trasformi le aree urbane in un ecosistema pulsante: parliamo dei servizi Ict (Information and Communication Technologies). Nelle metropoli del futuro, la rete Internet connetterà tra loro tutte le infrastrutture e ottimizzerà i servizi per i cittadini. Per avere un’idea di quali siano le città più proiettate in avanti, basta dare un’occhiata al rapporto Networked Society City Index (Nsci) diffuso da Ericsson.

Come è facile intuire dalla mappa che accompagna lo studio, nessuna delle città italiane rientra nella classifica delle 25 metropoli più smart al mondo. Le prime posizioni sono detenute dal gruppo delle “tre esse”: Stoccolma, Singapore e Seul. Tre città che negli ultimi anni hanno investito grandi energie e capitali nella realizzazione di progetti capaci di migliorare la qualità della vita dei cittadini.

Eppure, i dati relativi alle performance di Roma e Milano nel campo Ict esistono, e vale la pena metterli a confronto con quelli delle grandi smart city di mezzo mondo. Nel corso dell’evento Inno.Vision la classifica Nsci è stata aggiornata affiancando alle 25 metropoli le due città italiane che, a sorpresa, si collocherebbero appena dopo la decima posizione. Tuttavia, il posizionamento nella prima metà della classifica va interpretato nel modo giusto.

Da una parte, il valore netto delle infrastrutture Ict –  addizionato alla fama di alcuni centri di ricerca universitari – ha permesso a Roma e Milano di guadagnare punti rispetto a concorrenti come Los Angeles e Shanghai. Dall’altra, le due città italiane spesso non sono in grado di tradurre efficacemente i servizi offerti in benessere immediato per i cittadini.

La graduatoria Nsci valuta il profilo generale di una città sulla base di tre indicatori che riguardano dinamicità del settore business, soddisfazione della cittadinanza e progresso della società. Ecco perché una metropoli veramente smart non può fare a meno di investire risorse in tutti e tre i settori per crescere in modo organico.

Il problema di Roma e Milano sembra essere proprio questo: l’indice che prende in considerazione le prospettive di crescita economica delle due città è sotto il valore medio. Un modo come un altro per dire che le iniziative sviluppate in campo Ict non riescono a generare un impatto positivo sul mercato e sul tessuto urbano.

Se i cittadini non percepiscono il ritorno economico innescato dalle Ict (sotto forma di nuove opportunità di lavoro, snellimento dei servizi e risparmio di risorse), difficilmente Roma e Milano potranno fare quel salto in avanti necessario a innescare nuovi processi di innovazione. Eppure, i cittadini delle due metropoli italiane si ritengono soddisfatti delle numerose iniziative che – a macchia di leopardo – li stanno traghettando nell’era delle smart city.

Giusto per fare qualche esempio, basta citare il varo del Piano Innovazione e l’adozione delle direttive per l’e-gov 2012 da parte della capitale. Dal canto suo, il capoluogo lombardo ha già implementato il servizio Ecopass e la rete wireless WiMi, che contribuiscono a rendere la città un centro di eccellenza in Italia.

Non è un caso, infatti, che Milano batta Roma nella maggior parte degli indici presi in considerazione dallo studio Nsci. La fama di università, centri di ricerca e strutture ospedaliere ospitate dal capoluogo lombardo superano le realtà della capitale, senza tener conto della maggior dinamicità economica del suo bacino industriale.

Insomma, quelle italiane sono città che potrebbero riscuotere grandi successi, ma che irrimediabilmente si scontrano con la difficoltà oggettiva di avviare una strategia di crescita ben coordinata. In un contesto territoriale dove lo sviluppo è frenato dall’eccessiva frammentazione che separa enti locali, istituzioni e classe politica, non possono nascere che iniziative di portata limitata. Alla fine, quanto siamo smart ce lo diranno solo i fatti.

Foto credits: Stuck in Customs /Flickr

Lorenzo Mannella

Si occupa di scienza, internet e innovazione. Laureato in Biotecnologie presso l'Università di Pisa, ha frequentato il master SGP in comunicazione scientifica presso Sapienza Università di Roma. Collabora con Galileo dal 2011. Scrive per Wired, Sapere e L'Espresso.

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  • @ElisaMinati

    Credo che per presenza di servizi ICT non ci si riferisca alla facilita' con cui trovi un Access Point wireless (gratuito o meno), quanto alle infrastrutture esistenti per dare connettivita' a Case e Uffici (fibra ottica).

    Non conosco la situazione di Stoccolma, ma quanto a Milano e' da anni una delle citta' piu' "cablate" del mondo (grazie ad AEM prima, con la rete poi svenduta a Metroweb, e a vari altri piccoli operatori): oggi il 90% degli edifici del centro urbano e' raggiungibile in fibra ottica e in gran parte delle zone si puo' addirittura scegliere tra 2-3 operatori diversi.

    Probabilmente lo stesso sara' per Stoccolma, e non ha nulla a che fare con il fatto che ci siano molti punti di accesso wireless pubblici o disponibili (cosa comunque utile e importante).

  • il mio commento non si riferisce alla gara Roma/Milano ma al fatto che Stoccolma sia considerata una delle città più smart: io l'anno scorso ero li (fino a giugno 2010) e trovare un punto di accesso a internet nel pieno centro della città era un'impresa titanica. Dovevo ricorrere ai negozi 7up e pagare per un collegamento abbastanza scarsino. Come si spiega questo avanzamento al top della classifica: ero io una incapace oppure c'è stato un miglioramento strepitoso in poco più di un anno?

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