Categorie: Spazio

Perché su Marte si può sopravvivere

Gli astronauti su Marte riuscirebbero a sopravvivere, senza particolari rischi. Lo ha affermato Don Hassler del Southwest Research Institute di Boulder, illustrando i dati riguardo i livelli di radiazione presenti sulla superficie Pianeta Rosso, sondati grazie al Radiation Assessment Detector Instrument (Rad) a bordo di Curiosity. La quantità di radiazione misurata da Rad è comparabile infatti a quella sperimentata dagli astronauti a bordo della Stazione spaziale internazionale e pari a circa la metà di quella rivelata da Curiosity nel suo lungo viaggio verso il Pianeta.

Come racconta Space.com quindi, sebbene l’atmosfera marziana (che almeno per ora, sembrerebbe essere priva di metano) sia molto meno spessa di quella terrestre (appena l’1% di questa) riesce comunque a schermare l’arrivo di particelle cosmiche e radiazione ultraviolette. In particolare i livelli di radiazione su Marte seguirebbero un andamento altalenante che ripercorre a sua volta l’ispessimento e assottigliamento dell’atmosfera marziana durante il giorno, oscillando tra valori del 3 e 5%.  A sua volta la pressione atmosferica è più alta al mattino, più bassa alla sera, ed è legata al riscaldamento prodotto dal Sole.

Come spiegano però gli esperti non basta sapere che la superficie marziana abbia livelli ridotti di radiazione per spedire degli astronauti sul pianeta. Prima infatti sarebbe necessario calcolare la quantità totale delle dosi di radiazioni accumulate da un potenziale equipaggio nel suo viaggio di andata, permanenza e ritorno da Marte.

Da Curiosity inoltre arrivano anche altri dati sulle condizioni ambientali del Pianeta Rosso. Lo strumento Rover Environmental Monitoring Station (Rems) infatti ha rivelato la presenza di eventi assimilabili a delle trombe d’aria, caratterizzati da brevi cali nella pressione, rapidi cambiamenti nella direzione e velocità del vento, aumenti della temperatura, accompagnati da una caduta nei livelli di radiazione ultravioletta rivelata dal rover. Ma Curiosity, a differenza di quando osservato dall’orbita, non avrebbe rivelato dei grandi cambiamenti visivi nel suolo in prossimità del cratere di Gale: forse, ipotizzano gli scienziati, le trombe d’aria marziane non alzano polveri in maniera così visibile come invece accade sulla Terra.

Infine oltre ai cambiamenti giornalieri nella pressione e nello spessore dell’atmosfera marziana, Rems ha evidenziato anche delle mutazioni stagionali, del tutto attese. L’anidride carbonica imprigionata nella calotta di ghiaccio meridionale d’inverno si libera infatti durante la stagione primaverile, aumentando la pressione.

Via: Wired.it

Credits immagine: NASA/JPL-Caltech/Ashima Research/SWRI

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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