Percorsi matematici

Libri, film, spettacoli teatrali. È divenuto oramai normale trattare i matematici come parte dell’immaginario collettivo. Anzi, se si ha una buona storia sui matematici, sia per un film che per un libro che per uno spettacolo teatrale, si possono avere molte più possibilità di riuscita. All’ultimo festival del cinema di Venezia, per esempio, ha vinto il premio Coppa Volpi come migliore attore Sean Penn, che nel film “21 Gramms” interpreta un matematico, anche se al suo lavoro nel film sono dedicati sì e no tre minuti. Ma nella diffusione della cultura matematica a giocare un ruolo importante sono state nel corso degli anni anche le mostre. Per esempio quelle che, negli anni Sessanta, organizzava Emma Castelnuovo con materiali “poveri” (che non significa ovviamente affatto un giudizio di merito, anzi). O la mostra “L’occhio di Horus: itinerari nell’immaginario matematico” che si tenne nel 1989 a Bologna, Parma, Milano e Roma. Purtroppo il bel libro realizzato allora dall’Istituto della Enciclopedia Italiana che aveva finanziato l’esposizione non venne distribuito. Così come il video che la Rai realizzò sulla mostra nella serie “Le grandi mostre dell’anno”. Insomma in quell’anno la matematica veniva “sdoganata”.In una delle sedi di quella mostra, il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” a Milano, si è aperta lo scorso settembre e resterà aperta sino al 14 gennaio 2004 una nuova mostra sulla matematica, “Matemilano: percorsi matematici in città”. Come è scritto nel libro che accompagna la mostra edito da Springer Italia: “Milano non è che un pretesto: un percorso analogo a quello compiuto sarebbe possibile in qualunque altra città”. Ma uno dei limiti della mostra consiste proprio nel fatto che essendo la maggior parte dei materiali in mostra legati alla città che la ospita, per trasportarla in un altro luogo bisognerebbe cambiare tutte le immagini legandole alla nuova destinazione. In un certo senso questa è l’idea contraria di “Horizons Mathématiques” che 20 anni fa organizzò la Cité des Sciences de la Villette, mostra itinerante che è stata vista in tutto il mondo e i cui testi sono stati tradotti in decine e decine di lingue e dialetti, proprio perché non era legata a una sola cultura.Gli argomenti dell’esposizione milanese sono quelli usuali: dalla topologia alle questioni di minimizzazione, dai problemi di prospettiva e visualizzazione alla simmetria. In particolare sulla simmetria il Dipartimento di matematica “F. Enriques” dell’Università di Milano lavora da molti anni. Pur con i limiti detti prima, l’approccio è nuovo: ogni argomento per quanto è possibile è “ambientato” nella città di Milano. E allora una sezione si chiama “Fantamilano” e ci si chiede come si può rappresentare il capoluogo lombardo, a partire dalla piante del Cinquecento su di un toro (in topologia una ciambella) o su un nastro di Moebius. E così nei problemi di massimo e minimo si considera il problema del cablaggio in fibra ottica della città. La seconda parte della mostra e del libro sono interamente dedicati al territorio della matematica e alla matematica nel territorio. Il pubblico è invitato a “giocare” con la città. A modificare in parte il proprio punto di vista e osservare gli edifici, la piante della città con un’ottica nuova, diversa, divertente. Da qui viene un grande suggerimento per tutti coloro che si occupano di diffondere le conoscenze matematiche: avere fantasia e immaginazione, due qualità che servono a far appassionare le persone a qualsiasi tipo di conoscenza. Già, perché a questo serve principalmente una mostra di matematica, anche se in molti ne resteranno stupiti. Fra i vari allestimenti non manca una mostra virtuale affidata a un esperto di visualizzazione matematica, che ha tra l’altro fatto parte dell’équipe che ha vinto l’Oscar per il film di animazione giapponese “La città incantata”. Grande cura è stata messa anche nell’illustrazione del catalogo, alla scenografia si potrebbe dire. Ed entrando nella sala dove la mostra è allestita si nota immediatamente la grande differenza con la oramai superata esposizione di oggetti tecnico scientifici nella altre sale del museo. Un grande spazio che sarebbe il caso venisse usato in altro modo. Oltre alla mostra, Milano offrirà molte iniziative legate alla matematica nel corso dei quattro mesi in cui l’esposizione resterà aperta. Insomma, un grande sforzo promosso da diversi dipartimenti delle università milanesi. Speriamo che altre città seguano l’esempio di Milano e che, magari a breve, ci possa essere una mostra “Mateitalia” che comprenda anche le conoscenze matematiche delle tante culture presenti nel nostro paese. Perché va sfruttato al massimo la grande capacità della matematica di essere un linguaggio astratto e universale. Praticamente tutte le civiltà umane hanno elaborate dei sistemi di calcolo molto prima di quelli di scrittura. I matematici sono una comunità transnazionale come nessun’altra.

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