Pericolo Aids nell’Est europeo

Lo spettro di una epidemia di Hiv incombe sui Paesi dell’Est europeo. L’allarme è stato dato da Peter Piot, direttore esecutivo dall’Unaids, l’organismo delle Nazioni Unite per la lotta all’Aids, durante la conferenza stampa di presentazione della campagna mondiale di prevenzione per il 1998. Obiettivo dell’iniziativa i giovani tra i 10 e i 24 anni, vittime di oltre la metà delle nuove infezioni da Hiv: circa settemila ogni giorno in tutto il mondo. La situazione è preoccupante nell’ex blocco comunista dove in questi ultimi anni si è avuto un vorticoso aumento delle tossicodipendenze e della prostituzione. In quest’area, i casi stimati di infezioni sono saliti negli ultimi tre anni da 30 mila a 190 mila. “In termini assoluti, non è una percentuale molto alta – ha dichiarato Piot – ma si deve comprendere che la maggior parte delle infezioni sono avvenute negli ultimi due anni”. Drammatico il caso dell’Ucraina dove i nuovi contagiati sarebbero circa 110 mila, concentrati soprattutto nelle città di mare come Odessa. A Kaliningrad, città portuale, l’ Hiv avrebbe colpito quattro prostitute su cinque. Il collegamento tra abitudini sessuali e trasmissione della malattia è confermato dall’ aumento dei casi di sifilide, saliti in Russia negli ultimi dieci anni da meno di 10 casi a più di 260 su 100 mila. Anche il numero di sieropositivi è cresciuto in pochi anni a circa 40 mila. Questa situazione, denuncia Piot, è dovuta alla macanza di un’azione preventiva. Lo scambio di siringhe tra i drogati e lo scarso impiego dei profilattici nei rapporti a rischio sono infatti le principali fonti di un contagio che si sta estendendo rapidamente anche al resto della popolazione.(r.o.)

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