Nel 2021 l’umanità ha dovuto far fronte agli strascichi di una pandemia ancora tutt’altro che terminata. Come di consueto, anche questo dicembre la rivista Nature ha stilato la solita classifica dei dieci personaggi scientifici più importanti del 2021: oltre a diversi ricercatori che si sono occupati del coronavirus (non poteva essere altrimenti), la lista comprende anche esperti di cambiamento climatico, di esplorazione spaziale, di antropologia e molto altro. Vediamoli insieme.
Tullio de Oliveira
Variant tracker, tracciatore di varianti: così Nature definisce Tulio de Oliveira, bioinformatico brasiliano, direttore del KwaZulu-Natal Research Innovation and Sequencing Platform (Krisp). De Oliveira è lo scienziato che il 25 novembre scorso ha annunciato al mondo la scoperta di una nuova variante di Sars-CoV-2, l’ormai arcinota omicron, evidenziandone il “coltellino svizzero” di mutazioni che potrebbero renderla in grado di eludere, almeno parzialmente, l’immunità conferita da un precedente contatto con il virus e dalla vaccinazione.
È un tema sul quale ancora si sa poco, e che la comunità scientifica sta cercando di esplorare con attenzione. De Oliveira, spiega Nature, era ben cosciente che annunciare l’esistenza di una nuova variante avrebbe comportato, probabilmente, l’applicazione di nuove restrizioni che avrebbero penalizzato economicamente le nazioni dell’Africa meridionale, ma sapeva che comunque era la cosa giusta da fare: “L’unico modo per fermare una pandemia è di agire subito – ha spiegato -. Aspettare e vedere cosa succede non è mai una buona scelta”.
Winnie Byanyima
Winnie Byanyima si è sempre occupata di vaccini, ben prima della pandemia di Covid-19. E ha sempre saputo che una delle sfide più grandi e difficili riguarda la loro equa distribuzione nel mondo. Un tema che oggi è chiaramente di importanza capitale: se si vuole sconfiggere la pandemia, è indispensabile che i vaccini raggiungano uniformemente tutta la popolazione, anche le persone che vivono in aree remote o svantaggiate.
Purtroppo, siamo ancora ben lontani dal raggiungere questo obiettivo. Byanyima è a capo di Unaids, l’agenzia delle Nazioni Unite che lavora con l’obiettivo di eradicare l’Aids dal pianeta, ed è “infuriata” dalla gestione economica dei vaccini: “L’idea che si possa vendere una tecnologia salvavita nello stesso modo in cui si vende una borsa di lusso non è affatto normale”, ha dichiarato: “Non dovremmo pensare che sia normale, non dovremmo rispettarla e soprattutto dovremmo chiamarla così com’è: immorale, gretta e sbagliata”.
Byanyima, racconta Nature, ha fondato People’s Vaccine Alliance, un ente che si propone di cambiare questo modo di pensare e questo approccio, numeri alla mano. A maggio 2021, insieme ai suoi colleghi, è riuscita a convincere gli Stati Uniti a dichiarare il proprio sostegno alla sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini contro il coronavirus, al fine di consentirne la produzione anche ad aziende diverse da quelle che li hanno sviluppati e ne detengono la proprietà intellettuale.
Meaghan Kall
Meaghan Kall è un’epidemiologa inglese che lavora per il governo. A gennaio scorso, ha messo a punto un documento tecnico relativo a una variante di Sars-CoV-2 che in quel momento si stava diffondendo nel sud dell’Inghilterra. Qualche ora dopo, racconta Nature, ha pubblicato un tweet in cui illustrava, con un linguaggio semplice e chiaro, i punti principali del rapporto. Da allora non si è più fermata: “Quel tweet è stato il primo di una lunga serie di testi chiari ed esplicativi con cui Kall è diventata il volto umano del team governativo che ha fornito molte delle risposte agli interrogativi delle persone sulla pandemia di Covid-19 nel 2021”. Un premio alla comunicazione, insomma, oltre che al lavoro di ricerca vero e proprio.
Janet Woodcock
Janet Woodcock è il commissario ad interim della Food and Drug Administration (Fda), l’ente regolatorio statunitense del farmaco. Prima della nomina, avvenuta a gennaio scorso, Woodcock si era occupata, sempre per la Fda, della direzione della divisione dell’agenzia responsabile dei meccanismi di valutazione di sicurezza ed efficacia dei farmaci prima della loro immissione sul mercato.
Nature l’ha inserita nella classifica per riconoscere il suo impegno “nel corso di un anno molto tumultuoso, durante il quale ha dovuto prendere decisioni molto controverse sui richiami dei vaccini contro il Covid-19 e su un farmaco per trattare l’Alzheimer”. Si tratta dell’aducamab, un medicinale, come vi avevamo raccontato, dalla storia molto travagliata, con scarse prove di efficacia ed effetti collaterali non trascurabili, tanto controverso da spingere alle dimissioni tre esperti del comitato chiamato dalla Fda stessa a esprimersi sulla sua immissione in commercio.
Friederike Otto
Nature la definisce “investigatrice del tempo”. Negli ultimi sette anni, Friederike Otto, assieme ai suoi colleghi del World Weather Attribution (Wwa), ha studiato da vicino gli eventi climatici estremi come ondate di calore, alluvioni, allagamenti, tsunami.
Il suo gruppo, in particolare, scavando tra i dati meteorologici e le serie storiche per mezzo di un modello computazionale sviluppato ad hoc, ha stimato quanto fosse probabile che un’ondata di calore come quella che nel luglio scorso ha colpito il Canada e la costa nordoccidentale degli Stati Uniti potesse avvenire in un mondo parallelo senza cambiamenti climatici. Il risultato parla da sé: “Senza il cambiamento climatico indotto dagli esseri umani sarebbe stato impossibile il verificarsi di un’ondata di calore di questa portata”.
Victoria Tauli-Corpuz
Victoria Tauli-Corpuz è una leader indigena delle Filippine che ha lavorato per sei anni per le Nazioni Unite per difendere i diritti delle minoranze indigene di tutto il mondo. Durante questo periodo, ha viaggiato in lungo e in largo per convincere i governi, gli ambientalisti e le fondazioni filantropiche del fatto che, come racconta Nature, gli indigeni sono i migliori “guardiani” delle foreste e, più in generale, della biodiversità.
Un convincimento recentemente corroborato anche dalla letteratura scientifica, come ha confermato David Kaimowitz, economista alla Food and Agriculture Organization (Fao): “Il mondo sta con lei, e anche la scienza sta con lei: negli ultimi cinque o dieci anni la scienza ha raccolto dati che mostrano che le terre abitate dagli indigeni sono dei ‘cuscinetti’ protettivi contro attività nemiche dell’ambiente come l’estrazione mineraria e la deforestazione”.
Zhang Rongquiao
Alziamo gli occhi al cielo e puntiamoli verso Marte. Nature ha ritenuto di premiare Zhang Rongquiao, l’ingegnere aerospaziale che ha diretto la prima missione cinese verso il Pianeta rosso. Un viaggio durato 475 milioni di chilometri e concluso con successo il 15 maggio scorso, quando Zhurong, il lander di Tianwen-1 (questo il nome della missione) ha toccato il suolo marziano. Da quel giorno, il lander sta esplorando e studiando la cosiddetta Utopia Planitia, un bacino formato dall’impatto di un asteroide e che è oggi ricoperto di ghiaccio.
Timnit Gebru
Dalle stelle alle stalle alle stelle. Questa la parabola di Timnit Gebru, ricercatrice etiope che fino al dicembre scorso aveva un ottimo lavoro a Google. Poi l’azienda l’ha licenziata perché aveva inviato ai colleghi una mail di protesta in cui criticava un approccio poco rispettoso nei confronti delle minoranze. La decisione ha fatto molto scalpore e Gebru ha deciso di mettersi in proprio: il 2 dicembre di quest’anno, esattamente un anno dopo l’allontanamento da Google, ha ufficialmente lanciato il Distributed Artificial Intelligence Research Institute, un istituto di ricerca che si occupa di etica dell’intelligenza artificiale e di sviluppare “un modello positivo di come dovrebbero essere progettate le Ai”.
Guillaume Cabanac
Guillaume Camabac è un informatico della University of Toulouse, in Francia, che ha messo a punto un sito web per tener traccia dei problemi dell’editoria scientifica: articoli mal tradotti o mal scritti (quando va bene) o completamente copiati, o, ancora peggio, fasulli. La caccia di Camabac alla cattiva scienza, racconta Nature, è cominciata nel 2015, quando ha iniziato a collaborare con Cyril Labbé, un altro informatico che aveva sviluppato SCIgen, un software in grado di generare automaticamente degli articoli scientifici del tutto uguali, nella forma, a quelli reali.
Cabanac ha ampliato e migliorato SCIgen, e il suo lavoro ha permesso di scoprire centinaia di paper che contenevano testi privi di senso, o copiati, e che nonostante ciò erano stati pubblicati su riviste o accettati tra gli atti di conferenze scientifiche.
John Jumper
John Jumper è un ricercatore in forza a DeepMind, la divisione di Alphabet che si occupa di intelligenza artificiale, ed è il responsabile di AlphaFold, un algoritmo in grado di prevedere la struttura delle proteine con una precisione finora ritenuta irragiungibile. Recentemente, AlphaFold è riuscito a superare i modelli computazionali di oltre 100 team di ricerca, risolvendo il cosiddetto protein folding (ripiegamento delle proteine) e prevedendo le strutture protiche in una competizione biennale chiamata Casp, acronimo di Critical assessment of structure prediction.
La capacità di prevedere le strutture proteiche dalla loro sequenza di amminoacidi, un’attività estremamente complessa dal punto di vista computazionale, offre un enorme contributo al mondo della biologia e della medicina: può aiutare a studiare gli esseri viventi in modi completamente nuovi, a comprendere gli elementi costitutivi delle cellule e le caratteristiche delle malattie e a scoprire nuovi farmaci e terapie più avanzate ed efficaci. Posto in classifica più che meritato per Jumper, dunque.
Via: Wired.it
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