Petrolio da non sprecare

Fra 20 anni il mondo avrà bisogno del doppio dell’energia che consuma oggi. E se nel frattempo le energie rinnovabili non saranno diventate una reale alternativa, spetterà in gran parte al petrolio e al gas naturale soddisfare questa domanda. Queste le previsioni del Dipartimento dell’energia statunitense. Uno scenario che, oltre a porre problemi legati all’impatto ambientale, potrà realizzarsi solo a condizione che le risorse fossili non si esauriscano.

Una scommessa difficile da vincere. A tutt’oggi per esempio non esiste un unico metodo né per la localizzazione dei giacimenti né per la determinazione della struttura, mentre l’efficienza dell’estrazione è ancora limitata. A questo argomento “Physics Today” ha dedicato un articolo a firma di Robert L. Kleinberg, fisico della Schlumberger, un’importante compagnia americana di esplorazione geofisica. Lo abbiamo intervistato.

Professor Kleinberg basterà il petrolio, da solo, a soddisfare la crescente richiesta di energia?

“Il petrolio non si esaurirà improvvisamente, ma diventerà lentamente sempre più costoso. Per esempio, è vero che il petrolio convenzionale del Nord America si sta esaurendo, ma ci sono enormi risorse non sfruttate nelle sabbie ricche di catrame del Canada. Tuttavia estrarre carburante dal catrame è molto costoso. Anche il gas naturale intrappolato nel ghiaccio artico (gas idrato) è abbondante, ma molto costoso. In futuro inoltre le risorse fossili di alta qualità -petrolio leggero e gas naturale – saranno sempre più concentrate in pochi punti del mondo. Per esempio, un terzo del gas mondiale si trova in Russia e un altro terzo nel Medio oriente. Ogni rivolgimento politico in quei luoghi avrebbe serie conseguenze sul rifornimento di energia mondiale. Ecco quindi che, se queste sono le premesse, l’affermazione delle energie rinnovabili (incluso il nucleare, se il surriscaldamento globale continuerà) è fondamentale, ma è ancora molto lontana”.

Cosa si intende per petrolio convenzionale, e quale scenario si presenterà dopo il suo esaurimento?

“Con il termine “convenzionale” si indica il petrolio che si può produrre con le tecnologie attuali e al prezzo di mercato. Questa è una definizione variabile nel tempo. Dipende dalle risorse a disposizione e dalle tecnologie di estrazione e di raffinazione, che sono in continuo miglioramento. Dunque si può dire che col passare del tempo il petrolio non convenzionale diventa sempre più convenzionale. La questione del suo tasso di esaurimento è invece controversa. Nel 1998, i ricercatori Campbell e Laherre hanno pubblicato su Scientific American uno studio che prevedeva l’inizio del declino nel 2010. Una previsione probabilmente pessimistica, vista l’evoluzione della nozione di petrolio convenzionale. Tuttavia è inevitabile che i prezzi del petrolio e del gas “facili” da estrarre crescano. Se ciò accadrà lentamente, il mondo si adatterà a sfruttare il gas idrato e le sabbie ricche di catrame. Inoltre, a quel punto, le energie rinnovabili diventeranno economicamente competitive. Possiamo contribuire a questa transizione lavorando attivamente per lo sviluppo di queste risorse nuove fin d’ora”.

A quali soluzioni sta lavorando l’industria dell’estrazione per affrontare questi problemi?

“Si è iniziato a estrarre maggiori quantità di petrolio da conformazioni geologiche difficili e da vecchi giacimenti principalmente grazie alla tecnologia chiamata “Sismica 3-D”: un computer elabora le usa onde sonore riflesse dagli strati terrestri e fornisce immagini molto dettagliate della geologia sotterranea. In questo modo, riserve di grande complessità geologica, dove i rilevamenti precedenti erano stati confusi o ingannevoli, sono ora più facili da capire. Ancora è utile studiare la teoria dei fluidi. Il petrolio infatti non si trova in grandi caverne sotterranee, ma nelle rocce sedimentarie, in pori del diametro di un capello umano. E’ essenziale quindi migliorare la comprensione di come petrolio, acqua e gas naturale fluiscono e coesistono in piccoli pori. In ultimo sono importanti gli studi che si stanno facendo grazie alla risonanza magnetica nucleare: un modo efficace di rintracciare i giacimenti sfruttando la reazione dei nuclei atomici all’applicazione di impulsi di un campo magnetico”.

Michele Catanzaro

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