Categorie: Società

Piccoli scienziati vincono

135 ragazzi di 39 diversi paesi si sono sfidati, tra il 19 e il 26 di settembre, a Copenhagen. Una sfida particolare, perché basata su progetti di ingegneria, biotecnologia, matematica, geologia e altre discipline scientifiche. Un approccio competitivo nei confronti della scienza portato avanti dallo European Union Contest for Young Scientists (Eucys). A questa ventesima edizione, svoltasi in Danimarca e organizzata sotto il Settimo programma quadro della Commissione europea, hanno partecipato 24 paesi europei, tra cui l’Italia, e diversi altri stati ospiti. Tra i vincitori, il primo posto, a pari merito, spetta a Polonia, Regno Unito e Slovacchia.

Gli 87 progetti, scelti tramite concorsi nazionali, sono stati presentati alla giuria del concorso, composta da scienziati di diverse nazionalità, nonché al pubblico. I giovani scienziati si sono cimentati con gli argomenti più vari, più o meno teorici. Si va dall’efficienza dei disinfettanti alle malattie delle api, dagli origami ai sistemi distribuiti, dalla psoriasi ai carburanti fossili. Problemi affrontati da ragazzi tra i 14 e 21 anni – questo il vincolo per partecipare al concorso. Per scegliere i migliori, la giuria si è basata su criteri come l’originalità, il ragionamento, la capacità di seguire uno studio nel suo svolgersi,  l’interpretazione dei risultati e l’abilità nella presentazione.

Nove sono i paesi decretati vincitori. Il primo posto è stato assegnato, pari merito, a progetti di matematica, ingegneria e geologia. Ciascuno ha ricevuto un premio pari a 7mila euro. Ci si può rivolgere a Martin Tkàc (20 anni, slovacco) per le innovazioni nei trasporti ferroviari, a Elisabeth Muller (19 anni, inglese) per conoscere la composizione dei minerali lunari e, infine, a Magdalena Bojarska (17 anni, polacca) per ragionare sui grafi. Tra gli altri vincitori, Repubblica Ceca, Germania, Irlanda, Bielorussia, Francia e Lituania. Un bel risultato per i paesi dell’Est europeo.

E l’Italia? Il nostro paese è sbarcato in Danimarca con due progetti, su temi biotecnologici e matematici. Il primo gruppo, composto da tre ragazzi di Udine (Marco Boem, Michele De Bortoli e Alessandro Pivetta), appena iscritti alla facoltà di Ingengeria, si è concentrato sui processi di vinificazione, in particolare sui lieviti che vengono normalmente aggiunti al mosto. “Abbiamo voluto sfruttare i residui della fermentazione alcolica”, dice a Galileo Marco Boem, “per creare particolari lieviti autolizzati da aggiungere al vino, incrementandone tipicità e qualità”. Questo grazie a un bioreattore da loro recentemente brevettato. I ragazzi sono già stati contattati da alcune aziende italiane.

L’altro gruppo, invece, formato da Yiyu Bai, Clelia Maria Bonardi e Ilaria Scarabottolo, si è dedicato allo sport. O meglio alla matematica applicata alle discipline sportive, in particolare allo sci. Le tre ragazze milanesi, attualmente all’ultimo anno di liceo scientifico, si sono chieste quale fosse il migliore percorso da seguire durante una gara di Slalom. “Studiando riprese video e realizzando un modello di pista”, ci dice Clelia Bonardi, “abbiamo verificato che il migliore risultato si ottiene seguendo una cicloide, la curva tracciata da un punto fisso su una circonferenza che rotola su una retta”. Informazione utile agli sciatori, che, secondo le ragazze, già tendono a seguire un simile percorso, pur non conoscendone la matematica alla base.

Anche se nel concorso non sono riusciti a ottenere premi, i due gruppi italiani hanno avuto la possibilità di incontrare giovani di tutto il mondo. “Investire nel futuro”, afferma Janez Potocnik, Commissario europeo per la scienza e la ricerca, “significa anche promuovere la cooperazione e lo scambio tra ragazzi che condividono un interesse nella scienza: in futuro avranno bisogno della capacità di collaborare con gli altri, superando le frontiere”. Una sfida, quella rappresentata dal concorso, che stimola i talenti dei ragazzi. “La chiave risiede negli insegnanti”, afferma Bertel Haarder, Ministro danese per l’istruzione, “ce ne sono troppo pochi e i loro meriti dovrebbero essere valorizzati”. Su un fattore, sia i ragazzi, sia gli scienziati, concordano: l’importanza di provare divertimento nel fare scienza.

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