Più facile la trasmissione

L’incidenza dell’influenza aviaria è maggiore di quanto pensato finora. Lo sostiene uno studio dei ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma, pubblicato sulla rivista medica Journal of the American Medical Association (Jama). La trasmissione della malattia agli esseri umani, attraverso il contatto diretto con polli malati o morti, sembra infatti avvenire in modo più frequente del previsto. Il che significa che il rischio di infezione è maggiore, ma la mortalità relativa, cioè il rapporto delle persone decedute sul numero di persone infettate, è inferiore. I ricercatori hanno condotto un vasto studio epidemiologico tra la popolazione di FilaBavi, in Vietnam, dove era confermata la presenza tra i polli del ceppo altamente patogeno di influenza aviaria HPAI, sottotipo del virus H5N1. E hanno riscontrato un’alta incidenza del focolaio anche tra gli esseri umani. Dalle interviste effettuate a più di 45 mila persone scelte casualmente per valutare la loro esposizione al contatto diretto con gli animali malati per il periodo compreso tra aprile e giugno 2004, è emerso che oltre ottomila di essi (il 18 per cento) presentavano i sintomi dell’influenza. Quasi l’85 per cento del campione, pari a più di 38 mila persone, viveva in famiglie di allevatori di pollame e oltre 11 mila (il 26 per cento) erano esposte direttamente al contatto con gli animali malati. Secondo i ricercatori, i casi di contagio attribuibili al contatto diretto con pollame infetto sono compresi tra i 650 e i 750. Una cifra molto più elevata rispetto agli 87 casi accertati di persone affette da HPAI, 38 delle quali morte, che collocano il Vietnam al primo posto tra i paesi colpiti dall’epidemia. A correre i rischi maggiori, secondo la ricerca, sono soprattutto coloro che vivono in condizioni socioeconomiche disagiate, le donne, i bambini e gli anziani. (r.p.)

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