Una gabbia di proteine permetterà di visualizzare meglio i tessuti del corpo umano danneggiati. È la scoperta di un gruppo di chimici dell’università di Torino, pubblicata su Angewandte Chemie International Edition, che migliorerà la qualità delle immagini ottenute con la risonanza magnetica (Mri), aumentandone il contrasto. L’esame diagnostico viene eseguito grazie a un agente di contrasto iniettato nel sangue, come il gadolinio, che si accumula nei tessuti anomali, per esempio cicatrici o tumori, così da farli diventare più luminosi alla scansione. Un fenomeno causato dalle onde radio emesse dalla risonanza magnetica che eccitano le molecole d’acqua, subito rilassate dalla presenza del gadolinio. Più velocemente avviene questo passaggio, più forte è il segnale luminoso. La gabbia di proteine realizzata dall’équipe di Silvio Aime riuscirebbe ad amplificare questo processo: gli agenti chimici presenti sulle loro superfici interagiscono infatti con le molecole d’acqua velocizzando il loro rilassamento. (a.ca.)
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