Quasi dieci anni fa gli astronomi declassarono Plutone da “pianeta” a “pianeta nano”. Oggi questa decisione potrebbe risultare parzialmente sbagliata alla luce dell’analisi dei dati ottenuti dalla missione della Nasa New Horizons. Secondo gli scienziati dell’American Geophysical Union, che hanno pubblicato un articolo sul Journal of Geophysical Research – Space Physics, Plutone interagisce con il vento solare in maniera parzialmente paragonabile a quanto osservabile intorno a Marte e Venere, piuttosto che come si comportano corpi celesti come pianeti nani e comete. E forse quel nano comincia a stare un po’ stretto a Plutone.
La sottile atmosfera del pianeta, infatti, è stata vista reagire attivamente con il vento solare, in un modo, tra l’altro, mai osservato in precedenza. I dati utilizzati per quest’analisi sono stati estratti da quelli ottenuti dal Solar Wind Around Pluto (Swap), uno degli strumenti installati a bordo della sonda.
Durante il fly-by di New Horizons avvenuto lo scorso 14 luglio è stato osservato che il vento solare, il flusso continuo di particelle che il nostro Sole soffia nello Spazio, viene deviato in maniera brusca e attiva e non in modo passivo. Per fare un esempio, si potrebbe paragonare questo scenario a uno scoglio immerso in un fiume, attorno al quale scorre placidamente il flusso dell’acqua.
Gli scienziati americani hanno inoltre osservato che la deviazione delle particelle avviene in maniera diversa, sia dalle comete che, tuttavia, dagli altri pianeti del Sistema Solare. È stato infatti rilevato che l’interazione con le particelle inizia molto vicino al pianeta, a circa 3000 km di distanza. Questo dato ha sorpreso i ricercatori che avevano ipotizzato un valore più ampio e avvicina Plutone al comportamento delle comete. Le sorprese non sono però finite qui, dal momento che New Horizons ha rilevato una sottilissima, scia di ioni pesanti dispersi per circa 119.000 km nello spazio nella direzione del vento solare che viene bruscamente deviato.
Questa seconda caratteristica ha attirato l’attenzione dei ricercatori per il fatto che permette di assimilare l’interazione di Plutone con il vento solare con quella osservabile intorno a Venere e Marte, ma non solo. La bassa gravità del pianeta non si pensava fosse in grado di trattenere intorno a sé, ancora dopo miliardi di anni, una quantità di rilevabile di ioni pesanti. All’interno della scia lasciata da Plutone nel vento solare, al contrario, la sonda ha individuato ioni di metano che provenivano sicuramente dall’atmosfera del pianeta. Insomma, Plutone potrà anche essere “nano” ma da oggi sappiamo che assomiglia un po’ di più ai suoi lontanissimi cugini Venere e Marte.
Riferimenti: Journal of Geophysical Research – Space Physics
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