Categorie: Salute

Polmoni sotto pressione

La broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) è una malattia poco conosciuta e ancora meno considerata. Dall’ultima indagine multiscopo dell’Istat risulta che a esserne colpite sono circa 2,5 milioni di persone. Una cifra che si traduce in almeno 50 persone uccise al giorno, 18 mila l’anno, senza contare la perdita drammatica di risorse sociali e di qualità della vita dei pazienti, costretti nei casi più gravi (30 mila persone) a dover convivere per 18 ore al giorno con la bombola dell’ossigeno. A questo si aggiunge l’allarme lanciato dall’Organizzazione mondiale della sanità: la Bpco rappresenta oggi la quarta causa di morte a livello mondiale ma entro il 2020 salirà al terzo posto. Si tratta della malattia cronica caratterizzata da un più rapido incremento, soprattutto nei Paesi industrializzati. E proprio per sensibilizzare la popolazione e le istituzioni, in tutti i Paesi occidentali ieri, 20 novembre, si è celebrata la giornata mondiale della Bpco. Tosse e catarro cronici, fino a una progressiva mancanza di respiro, prima da sforzo poi nei casi gravi anche a riposo, caratterizzano questa malattia che consiste in un’ostruzione irreversibile delle vie aeree (broncopneumopatia cronica ostruttiva) e una distruzione di aree polmonari (enfisema). La causa principale è il fumo di sigaretta che crea delle reazioni di tipo infiammatorio nella periferia del polmone che comportano un restringimento del lume bronchiale, un ispessimento delle pareti e una distruzione del supporto alveolare delle vie aree periferiche. E nonostante alcune di queste lesioni siano irreversibili, la cessazione dell’abitudine al fumo ha un effetto benefico. “Per questo”, spiega Leonardo Fabbri, direttore della Clinica di Malattie Respiratorie dell’Università di Modena, “il primo provvedimento per curare la Bpco è smettere di fumare”. Confrontando i risultati dei vari studi pubblicati appare chiaro infatti come questo sia il modo più efficace per intervenire sulla malattia, contrastarne l’evoluzione, ridurre i sintomi e migliorare le condizioni di vita, soprattutto nelle fasi iniziali. Esistono poi dei casi di Bpco legati all’esposizione professionali a sostanze irritanti (per esempio gas o vernici) ma incidono in minima parte sul totale di malati. Fino a qualche anno fa i più colpiti erano gli uomini a causa della maggiore abitudine al fumo, ma ultimamente la malattia si sta diffondendo sempre di più fra le donne, più reattive alla nicotina a causa del minor calibro delle vie aeree, alcune influenze ormonali e una suscettibilità genetica maggiore. “Il vero problema”, sostiene Mario De Palma, presidente della Federazione Italiana contro le Malattie Polmonari, “è che la Bpco è ancora oggi largamente sottostimata. Solo il 25 per cento dei malati viene diagnosticato, spesso con grave ritardo, allontanando nel tempo le possibilità di terapia e prevenzione delle complicanze”. Dal momento che non esistono cure definitive contro questa malattia è fondamentale concentrarsi sulla prevenzione. Per questo i pazienti di tutta Europa hanno adottato un Manifesto che si propone di superare le attuali lacune di informazione e trattamento grazie a una nuova e stretta collaborazione con la classe medica e le autorità. Il documento costituisce una piattaforma di interventi volti a migliorare diagnosi, trattamento, prevenzione, educazione, assistenza, tutela dei diritti, investimenti e ricerca. E il lavoro da fare è ancora molto. “In particolare in Italia”, conclude Fabbri, “chiediamo al ministro della Salute Girolamo Sirchia che la Bpco venga considerata tra le patologie croniche e invalidanti che danno al paziente il diritto all’esenzione dalla partecipazione alle spese per la diagnostica e il monitoraggio della malattia”.

Letizia Gabaglio

Laureata in Filosofia, ha da sempre il pallino per la divulgazione scientifica e per l'organizzazione di cose e persone. E' riuscita a soddisfare entrambe a Galileo.

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