Fa più di novemila morti l’anno, soprattutto tra gli ultra sessantacinquenni, eppure la polmonite non mette paura agli italiani, che la giudicano una malattia lontana, che con loro non ha nulla a che fare. Ma una persona su due sa che di polmonite si può morire. È questo ciò che emerge dall’indagine condotta nel mese scorso da AstraRicerche intervistando un migliaio di persone di età compresa tra i 30 e gli 85 anni in merito al rischio polmonite.
La ricerca ha portato alla luce un fenomeno quasi paradossale: gli italiani sanno che la polmonite è una malattia abbastanza diffusa e grave, se non gravissima, ma circa la metà del campione intervistato dichiara di saperne poco o nulla e solo il 18,4% dichiara di sentirsi a rischio. E ancora: un terzo degli intervistati (ma più della metà se si considerano gli ultra settantenni, i soggetti più a rischio) pensa che la polmonite non si possa prevenire e il 59,7% non sa che esiste un vaccino.
Anche tra chi parla di misure preventive – come il rispetto di basilari norme igieniche, quali lavarsi le mani con acqua e sapone e non usare stoviglie in comune – pochi citano il vaccino contro lo pneumococco (Streptococcus Pneumoniae). Si tratta di un batterio generalmente innocuo ma che, sopratutto nei soggetti più deboli (come gli anziani, spesso affetti da malattie croniche e colpiti dall’invecchiamento anche nel sistema immunitario), può causare patologie gravi, quali la polmonite appunto (per la quale è l’agente patogeno più frequente), e tutte le complicazioni derivanti. Il vaccino oltre a essere misconosciuto è anche temuto: il 70% dei non vaccinati non ha intenzione di farlo, e le percentuali si impennano tra gli anziani (sfiorando l’86% nella fascia tra i 70 e i 79 anni).
Tra i motivi per cui si rifugge il vaccino le paure degli effetti collaterali e l’assenza di un reale bisogno sono tra i motivi principali. “Le buone abitudini di igiene quotidiana sono sempre utili ma la vaccinazione è l’unico strumento di prevenzione primaria che abbiamo oggi per evitare l’infezione da pneumococco e prevenire lo sviluppo delle malattie e delle complicanze che questo batterio può portare”, ha commentato in proposito Michele Conversano, Past President della S.It.I. Società Italiana di Igiene e Presidente di HappyAgeing, “Solo con la vaccinazione, nello specifico con il vaccino coniugato, si può in un certo senso ‘allertare’ il sistema immunitario e tenerlo pronto a reagire nel caso di infezione da pneumococco“.
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