Pq 7 ai nastri di partenza

Il via libera definitivo è venuto oggi dal Consiglio per la Competitività riunito a Bruxelles: il 7° programma quadro (Pq) per la ricerca, 54.582 miliardi di euro di finanziamenti a progetti europei e al programma per la ricerca sull’energia atomica, può partire. E già dal 22 dicembre la Commissione potrà pubblicare i primi bandi di concorso per la presentazione dei progetti e delle proposte di ricerca.

Il 7° Pq è suddiviso in quattro programmi specifici. Il programma “Cooperazione” sosterrà la cooperazione nel campo della ricerca in tutta una serie di aree tematiche specifiche; “Idee” finanzierà la ricerca orientata all’indagine attraverso il Consiglio europeo della ricerca (CER) di recente istituzione; “Persone” sosterrà la formazione e lo sviluppo delle carriere dei ricercatori, mentre “Capacità” sosterrà il coordinamento e lo sviluppo di infrastrutture di ricerca, raggruppamenti di ricerca regionali, cooperazione internazionale e legami più stretti tra scienza e società.

Abbiamo chiesto al commissario europeo per la scienza e la ricerca, Janez Potocnik, di illustrarci le novità più importanti del più grande programma di finanziamenti alla ricerca mai realizzato dall’Unione.

Quali sono le principali differenze fra il Sesto e il Settimo programma quadro? Sono stati introdotti nuovi strumenti o piattaforme che i ricercatori possono usare per trovare un finanziamento ai loro progetti?

“La più grande novità è la creazione del Consiglio Europeo della Ricerca. Vogliamo creare una specie di ‘Champions League’ della ricerca europea. Un’operazione mai fatta prima d’ora a livello europeo: puntare l’attenzione solo sulle idee presentate, senza le limitazioni dovute alla necessità di avere un numero specifico di partner europei, come succede di norma per i progetti che aspirano a un finanziamento europeo, e dando la possibilità alla comunità scientifica di decidere cosa finanziare senza alcuna intromissione da parte della Commissione. Ci sono poi altri cambiamenti. Per esempio abbiamo introdotto due nuovi temi, la sicurezza e la pace. E poi abbiamo aperto una linea di finanziamento per le maggiori reti di infrastrutture di ricerca. Infine abbiamo cercato di rendere il programma più accessibile e diretto”.

Quali sono gli scopi del programma di ricerca dedicato alla sicurezza?

“Il principale è la sicurezza delle frontiere e la protezione contro il terrorismo e il crimine organizzato. La protezione delle infrastrutture cruciali e il mantenimento dei livelli di sicurezza in caso di crisi sono altri aspetti importanti del programma. Per esempio, uno dei progetti selezionati riguarda la sicurezza dei tunnel sotterranei. Si tratta di uno studio che identificherà i punti critici delle infrastrutture sotterranee; un risultato che non solo ci proteggerà da attacchi terroristici ma aumenterà la sicurezza in caso di incendio e durante la costruzione dei tunnel”.

Quando si tratta di decidere quali ricerche finanziare e quali no non sempre si riesce a trovare un accordo. Sull’opportunità di finanziare la ricerca sulle cellule staminali embrionali, per esempio, si è raggiunto un accordo non senza fatica. È cambiato qualcosa rispetto al compromesso trovato per il 6 Pq?

“Nell’ambito dei programmi quadro la ricerca sulle cellule staminali embrionali non è il solo argomento che solleva dubbi e discussioni. Per risolvere il problema applichiamo un sistema rigoroso che comprende l’applicazione di una review scientifica del progetto che ci viene sottoposto e una review etica a livello europeo e a livello delle nazioni coinvolte nel progetto; solo dopo aver acquisito tutte queste informazioni il progetto passa all’approvazione del comitato dove siedono i rappresentanti di tutti e 25 gli Stati membri. Per il 7° Pq, così come per il 6°, non è possibile finanziare una ricerca che si svolga in una nazione dove quel tipo di sperimentazione non è consentita”.

La ricerca nucleare è un altro punto che solleva discussioni? Quali ricerche finanzierà in questo campo il 7° Pq?

“Il 7° Pq mette a disposizione per la ricerca nucleare 2,751 miliardi di euro attraverso l’Euratom. Si finanzia, cioè, quella parte di ricerca nucleare sulla fissione che studia sistemi per aumentare la sicurezza degli impianti e migliorare il sistema di smaltimento dei rifiuti. Un tipo di ricerca che trova d’accordo tutti gli Stati membri. Investiamo anche nel processo di fusione. Spesso si genera confusione fra questi due campi. La fusione è la riproduzione delle reazioni che avvengono nel Sole. In questo processo i neutroni non si dividono ma sono fusi insieme dall’incredibile calore generato dal reattore. La fusione non produce emissioni e non ci sono rifiuti radioattivi a lungo termine: se riusciremo a dimostrare che questo metodo funziona, potremo lavorare su una nuova fonte di energia importante per il futuro”.

Come mai nel nuovo programma non è più presente l’unità “donne e scienza”? Cosa ne sarà del gender action plan, la misura che obbligava all’interno di ogni progetto di occuparsi della questione di genere? 

“È vero nel settimo programma quadro non ci sarà più un’unità specifica “donne e scienza”. In ogni caso le questioni di genere sono prese in considerazione sia dal punto di vista organizzativo sia da quello politico. I cambiamenti introdotti non devono essere interpretati in alcun modo come un indebolimento del nostro impegno sulla questione della rappresentanza femminile nella scienza. L’eguaglianza di genere nel campo della ricerca e sviluppo non è solo una questione di miglior impiego delle risorse per avere più risultati. È stato, ed è tuttora, una questione di diritti umani ed eguaglianza. Per quanto riguarda i gender action plans non è stata presa ancora alcuna decisione”.

Quali sono gli strumenti messi a punto per il finanziamento della ricerca di base? E per la ricerca applicata?

“Da una parte dobbiamo ascoltare i bisogni delle aziende nel settore della ricerca; dall’altra dobbiamo puntare sulla ricerca di base per trovare nuove idee. Naturalmente questi due aspetti sono legati fra loro. La ricerca di frontiera può portare a scoperte che possono diventare importanti per l’industria sia direttamente sia indirettamente. Per questo abbiamo bisogno di puntare su entrambe. Sul fronte dell’industria, abbiamo armonizzato i nostri programmi di lavoro alle priorità strategiche delineate dalle European Technology Platforms, gruppi di lavoro che hanno identificato i settori di ricerca su cui investire per il futuro: in queste aree dobbiamo passare all’applicazione delle conoscenze acquisite, sulla base delle esigenze di mercato. Sul fronte opposto, il Consiglio europeo della ricerca, riunirà esperti della comunità scientifica che decideranno quali ricerche di base finanziare, per estendere ancora di più le frontiere della conoscenza”.

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