Categorie: Spazio

Problemi per il telescopio Kepler

Vi ricordate Kepler, il telescopio lanciato nel 2009 dalla Nasa per scoprire i pianeti rocciosi orbitanti attorno a stelle simili al Sole? Be’, potrebbe – purtroppo – essere arrivata la sua ultima ora. Lo strumento, che ci aveva regalato scoperte straordinarie negli ultimi quattro anni, ha infatti subìto un guasto meccanico che ne ha gravemente compromesso le funzionalità. Gli ingegneri della Nasa, eseguendo i controlli di routine sul telescopio, hanno scoperto che è andato in safe mode (una sorta di modalità provvisoria di sicurezza): quando hanno commutato manualmente in modalità normale, hanno osservato che una delle sue quattro ruote di reazione non si muoveva più.

Le ruote di reazione fanno sì che Kepler punti con precisione estrema in direzione delle stelle. I fotoni provenienti dal Sole colpiscono costantemente la carena del telescopio, facendolo oscillare: il compito delle ruote è di bilanciare questo effetto e mantenere stabile la posizione della capsula. “Inizialmente la ruota si è leggermente mossa. Poi si è inesorabilmente fermata”, racconta Charles Sobeck, vice responsabile del progetto: “Diciamo che non tutto è perduto. Ma non sappiamo come correggere il problema”.

Il telescopio, finora, ha guardato a circa 150mila stelle contemporaneamente, cercando piccole variazioni nella loro luminosità. Questi piccoli lampi indicano di solito il passaggio di un esopianeta davanti alla stella. Sono più di cento i corpi scoperti finora: una pletora di mondi esotici e sorprendenti. Ma Kepler è stato anche perseguitato dalla sfortuna. Nel luglio 2012, ha perso una delle sue ruote di reazione a causa dell’accumulo di detriti. Erano sufficienti tre ruote per funzionare: la quarta era stata aggiunta solo per sicurezza. L’idea che sarebbe bastato un altro piccolo guasto perché Kepler si trasformasse in spazzatura spaziale ha preoccupato moltissimo i suoi creatori.

“È un pensiero che non mi fa dormire la notte”, diceva l’anno scorso William Borucki, un ricercatore coinvolto nel progetto. E purtroppo il peggio è accaduto. A gennaio una delle tre ruote superstiti ha iniziato a dare segni di deterioramento. E pochi giorni fa si è definitivamente fermata. Una possibile soluzione, spiegano gli ingegneri, potrebbe essere quella di usare i propulsori del telescopio per garantirne la stabilità. Certo, la precisione dello strumento diminuirebbe drasticamente, il che comporterebbe la fine inevitabile della ricerca di esopianeti. Magari, Kepler potrebbe essere riciclato per osservare gli asteroidi nei dintorni della Terra. Ma sarà tutta un’altra storia.

Via: Wired.it

Credits immagine: NASA/Ames/JPL-Caltech

 

Sandro Iannaccone

Giornalista a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. È laureato in fisica teorica e collabora con le testate La Repubblica, Wired, L’Espresso, D-La Repubblica.

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