Una fitta polvere di diamanti è stata ritrovata nei sedimenti presso sei diversi siti archeologici nordamericani. Le particelle di dimensioni nanoscopiche avrebbero avuto origine da uno sciame di comete o da piccoli asteroidi precipitati sulla Terra quasi tredicimila anni fa. In un impatto che forse portò i mammuth all’estinzione. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori guidati dall’archeologo Douglas Kennett dell’Università dell’Oregon, che ha pubblicato le proprie analisi su Science.
Questi piccolissimi frammenti di diamante sono prodotti quando il carbonio è sottoposto ad alte temperature e pressioni, condizioni molto frequenti durante gli impatti cosmici. Sulla Terra si formano in seguito a grandi esplosioni o a processi chimici di vaporizzazione. I ricercatori hanno ora trovato miliardi di nanodiamanti – con una concentrazione fino a quasi tremila parti per milione – in diversi stati degli Usa (Arizona, Oklahoma, Michigan e South Carolina), nonché in due regioni canadesi (Manitoba e Alberta).
Lo strato in cui queste polveri si trovano corrisponde a un periodo glaciale, chiamato “Younger Dryas”, che ha caratterizzato la fine del Pleistocene, tra i 12.800 e i gli 11.500 anni fa. Proprio a questo periodo risalirebbe l’impatto di diverse comete ipotizzato in un articolo pubblicato un anno fa su Proceedings of the National Acedemy of Science (Pnas) dallo stesso Kennett. L’evento, secondo gli studiosi, avrebbe avuto enormi conseguenze sia per gli esseri umani, con il declino della cultura preistorica “Clovis”, sia per l’ambiente, con l’estinzione dei mammuth nordamericani. (a.g.)
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