Salute

Psichiatria e razzismo, la storia è questa

Una storia ignobile, troppo a lungo avvolta nell’oblio. E’quella dell’assoluta disumanità perpetrata nei confronti dei malati psichici e dei disabili durante il nazionalsocialismo e la conseguente omertà sull’accaduto nella Germania postbellica. La racconta la mostra Schedati, perseguitati, sterminati. Malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo, che attraverso fotografie, disegni, documenti ufficiali e inediti esposti per la prima volta in Italia mette in luce il complesso meccanismo organizzativo che consentì quei crimini.
Una storia che inizia nel 1934 con la sterilizzazione coatta di 400.000 cittadini tedeschi di entrambi i sessi, perché affetti da patologie mentali considerate ereditarie e incurabili. Una pratica seguita anche in altri paesi, come in Scandinavia e negli Stati Uniti, ma che solo in Germania assunse queste proporzioni.

Il passo successivo fu la deliberata e sistematica uccisione di adulti e bambini ritenuti “incurabili” e dunque un inutile peso per la popolazione tedesca: in due ondate diverse, tra il 1940 e il 1945, 200.000 cittadini tedeschi furono assassinati nelle prime camere a gas che la Germania nazista aveva costruito, o furono lasciati morire di inedia all’interno delle strutture che li ospitavano. Solo negli anni Ottanta del Novecento si inizierà ad elaborare quanto accaduto, e bisognerà aspettare il 2010 per il riconoscimento da parte della società tedesca di psichiatria della propria responsabilità.

Un autobus per la deportazione dei pazienti all’Ospedale psichiatrico di Liebenau, 1940 (Archivio della Fondazione Liebenau).
Magdalena Maier-Leibnitz 1916-1941 (famiglia Maier-Leibnitz) Figlia di una famiglia altoborghese, Magdalena frequentò il prestigioso collegio di Salem ove iniziarono i suoi problemi psichici per un senso di inadeguatezza. more
Ricoverata in vari istituti psichiatrici, Magdalena Maier-Leibnitz fu uccisa il 22 aprile 1941. Come a tutte le famiglie, anche ai suoi genitori fu inviato un falso certificato di morte.
Bambini in un ospedale psichiatrico di Amburgo, 1936. (Archivio Ospedale psichiatrico protestante di Alsterdorf). Un’altra azione del regime era finalizzata ad eliminare i bambini disabili dopo averli sottoposti a spietate ricerche mediche. more
Periti dell’Operazione T4 in gita turistica. (Archivio di Stato della Germania federale). All’operazione T4, dal nome della sede centrale del programma di uccisione a Berlino, Tiergartenstrasse 4, collaborarono spontaneamente almeno 42 psichiatri e neurologi in qualità di periti che dovevano selezionare i pazienti da sterminare. Venivano pagati in base al numero di moduli valutati nei diversi istituti, e talvolta coglievano l’occasione per fare delle gite turistiche portando con sé le loro mogli.more
L’ordine di Hitler, 1939. (Archivio di Stato della Germania federale) «Il Reichsleiter Bouhler e il Dr. med. Brandt sono incaricati […] di estendere le competenze di alcuni medici da Loro nominati, autorizandoli a concedere la morte per grazia ai malati considerati incurabili, […,] previa valutazione del loro stato di malattia». Redatta su carta intestata personale, questa comunicazione informale di Hitler è l’unico ordine di uccidere i malati conosciuto. La lettera costituì il fondamento amministrativo degli omicidi di almeno 200.000 persone.more
Hartheim, centro di uccisione dell’Operazione T4, 1940. L’Operazione T4 fu la prova tecnica per l’uccisione di persone nelle camere a gas attuata nella Shoa. - Si conosce un’unica foto del centro di uccisione di Hartheim con il fumo che fuoriesce dal suo camino. Il fotografo, Karl Schuhmann, apparteneva a una famiglia di oppositori del regime la cui fattoria era adiacente al centro. (foto © Karl Schuhmann)more
Graffito sul muro del Padiglione Lombroso dell’Ospedale psichiatrico di Reggio Emilia, realizzato tra il 1942 e il 1945 (Foto di Paolo E. Peloso).
La difesa della razza. Il manifesto degli scienziati razzisti fu pubblicato nel primo numero della rivista, il 5 agosto 1938. (Biblioteca dell'Archivio dell'ex Ospedale psichiatrico di Treviso).

Realizzata dalla Società Tedesca di Psichiatria (DGPPN) la mostra inaugurata oggi al Vittoriale di Roma è arricchita di una sezione curata dal Comitato Storico Scientifico della Società Italiana di Psichiatria che riassume e analizza le responsabilità della psichiatria italiana durante l’epoca fascista. La Sip fu sempre contraria all’uccisione dei malati ma, sotto la Presidenza di Arturo Donaggio, fu l’unica società scientifica a legittimare le leggi razziali del 1938. E negli ultimi anni del conflitto circa 30.000 persone ricoverate negli ospedali psichiatrici italiani persero la vita a causa dell’inedia e dell’abbandono. Molti gli aspetti analizzati: dalla situazione dei manicomi italiani dopo la prima guerra mondiale, all’adesione della psichiatria ufficiale all’ideologia fascista, fino alle deportazioni di pazienti dagli ospedali psichiatrici del Nord Italia verso la Germania.

La mostra è allestita nella Sala Zanardelli del Vittoriano fino al 14 maggio prossimo, ma nel corso del 2017-2018 farà tappa anche a Bolzano, Venezia, Genova e Milano.

Marina Bidetti

Giornalista e cofondatrice di Galileo servizi editoriali

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