Quando i recettori fanno cilecca

Il sistema immunitario è il meccanismo con cui il nostro organismo si difende dalle malattie. Ma a volte sarebbe meglio che facesse cilecca. Per esempio in alcuni tipi di tumori o nelle malattie infiammatorie in cui una reazione immunitaria esasperata crea o agevola la malattia invece di guarirla. Il problema è come “disattivare” il sistema immunitario quando serve. Alberto Mantovani, docente di Patologia generale all’Università di Brescia e coordinatore del Laboratorio di immunologia dell’Istituto Mario Negri di Milano, c’è riuscito studiando le “citochine”, ossia le molecole che conducono i segnali d’allarme del sistema immunitario.

La prima scoperta della sua équipe è di otto anni fa: il sistema immunitario è dotato di recettori “falsi”, che catturano le molecole che attivano le difese immunitarie e ne inibiscono l’azione. “Abbiamo notato la presenza di alcuni recettori che catturavano l’interleuchina”, spiega Mantovani, “ma che non davano seguito al processo immunitario. Toglievano semplicemente dalla circolazione la molecola, per evitare che svolgesse il suo compito”. Insomma: in un organismo sano i “falsi” recettori impediscono che il sistema immunitario si sovraecciti.

Ora il ricercatore italiano torna alla carica con un nuovo studio, apparso in questi giorni su Nature Immunology, dove presenta altri componenti della famiglia delle citochine: le “chemochine” e “interleuchina 10”. Come interleuchina 1, la prima citochina studiata anni fa dall’équipe di Mantovani, anche interleuchina 10 ha la possibilità di smorzare la reazione immunitaria, ma in maniera completamente nuova. Pur legandosi a un “vero” recettore del sistema immunitario, la cellula non si attiva. “E’ come se staccasse i fili della comunicazione tra la cellula e il suo recettore”, spiega Mantovani. Così ancora una volta la reazione immunitaria che potrebbe risultare dannosa viene bloccata.

I risultati della prima ricerca, pubblicata nel 1993 su Science, hanno aperto la strada alla sperimentazione di un farmaco costituito dai falsi recettori – altrimenti detti “decoy” – che blocca la risposta immunitaria dell’organismo. Mentre interleuchina 10 sarà anch’essa testata al fine di produrre un farmaco ancora più efficace contro le malattie autoimmuni, ma anche contro alcuni tipi di tumori che utilizzano le citochine come combustibile. “La nostra speranza veramente”, precisa Mantovani, “sarebbe di potenziare a nostro favore la capacità che questa molecola ha di guidare il transito dei globuli bianchi, in modo da far sì che aggrediscano il tumore invece di esserne fagocitati”.

L’attenzione e le aspettative dei ricercatori sono dunque concentrate tutte su questa nuova molecola, perché – conclude Mantovani – “avere un nuovo bersaglio, un nuovo modo per bloccare i recettori del sistema immunitario, significa aprirsi a ipotesi del tutto inaspettate e cariche di nuove speranze”. Questi studi che devono ancora passare il vaglio della sperimentazione, potrebbero portare a un nuovo farmaco nell’arco di cinque-dieci anni.

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