Quei cinque anni rubati dal piombo

L’esposizione al piombo determina un degrado precoce delle funzioni cerebrali. È il risultato di uno studio neurologico condotto alla Johns Hopkins School of Hygiene and Public Health di Baltimora e pubblicato sulla rivista Neurology. I ricercatori hanno esaminato, a distanza di circa sedici anni dal periodo di esposizione, 653 volontari. Di cui 535 ex operai di uno stabilimento chimico e 118 persone che abitano nella stessa area urbana, ma che non sono mai state esposte al metallo. Durante lo studio, durato quattro anni, i volontari sono stati sottoposti periodicamente a esami del sangue, test neurologici e test di fluorescenza a raggi X per rilevare la presenza di piombo nelle ossa. I ricercatori hanno scoperto una correlazione tra la presenza di piombo nell’organismo e un declino significativo della memoria visiva e verbale, della capacità di costruire l’immagine visiva, dell’apprendimento, della capacità organizzativa e dell’abilità manuale. “L’effetto del livello medio di piombo misurato nell’organismo degli ex operai – commenta Brian Schwartz, autore dello studio – è un invecchiamento cerebrale anticipato di circa cinque anni”. Al di là della sua apparente specificità, lo studio di Schwartz tocca una questione fondamentale nel campo della prevenzione delle malattie sociali: “Forse – aggiunge infatti lo studioso – parte di quello che chiamiamo ‘normale invecchiamento’ potrebbe derivare dalla passata esposizione a sostanze chimiche o altri agenti capaci di alterare il funzionamento del sistema nervoso centrale”. (f.n.)

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