“Quei limiti non hanno senso”

Procreazione assistita, ora c’è un limite anche ai farmaci. Entra infatti in vigore domani la nota limitativa all’uso delle gonadotropine, le sostanze usate per indurre l’ovulazione nelle donne che si sottopongono alle tecniche di fecondazione artificiale. La nota 74, emanata dalla Commissione Unica del Farmaco, integra le disposizioni in materia di erogazione gratuita dei farmaci, e pone i seguenti limiti: 6300 u.i. di gonadotropine per ogni ciclo di trattamento e 12.600 u.i. in totale. Da domani quindi ogni donna potrà usufruire di una quantità limitata di gonadotropine, e se avrà bisogno di altre se le dovrà pagare. “Non capiamo quale sia stato il criterio seguito per tracciare questi limiti”, ha dichiarato Andrea Borini, direttore sanitario di Tecnobios Procreazione, un centro bolognese di procreazione assistita, durante un convegno oggi a Bologna. “Dai nostri studi emerge che la quantità di gonadotropine efficace per ogni donna è strettamente legata all’indice di massa corporea della paziente: maggiore è quell’indice, maggiore sarà la quantità di farmaci richiesta”. In questo senso per una donna fortemente soprappeso lo Stato non coprirebbe neanche due cicli. I ricercatori bolognesi non mettono in discussione l’idea del limite, ma il criterio. “Sarebbe stato meglio indicare il massimo numero di cicli coperti dal servizio sanitario nazionale” precisa Borini. Considerando i 1500 cicli condotti nel centro bolognese negli ultimi due anni, alla luce di questa nuova disposizione il 10 per cento delle donne avrebbe avuto bisogno di una quantità superiore di gonadotropine per ogni ciclo, con una spesa variabile fra i 500 e i 1500 euro. (l.g.)

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