Quel cocktail fatale di erbe e farmaci

Radici di liquirizia per i grassi in eccesso, malva e camomilla per il sonno, centella per la cellulite: ogni problema fisiologico ha il suo rimedio vegetale. Che, a quanto affermano i fan della medicina non convenzionale, è efficace, naturale e soprattutto senza effetti collaterali. Ma ora, a frenare i facili entusiasmi, o quanto meno a sollecitare una maggiore cautela, c’è un articolo apparso sulla prestigiosa rivista medica The Lancet (http://www.thelancet.com). Che avverte: non sempre i prodotti di erboristeria fanno bene alla salute, soprattutto se mischiati ai farmaci tradizionali.

Quello dell’interazione tra erbe e medicine di sintesi – sostiene l’autrice dell’articolo, Adriane Fugh-Berman della Scuola di Medicina della George Washington University (http://www.gwumc.edu)- è un fenomeno molto diffuso. Spesso, però, i consumatori non sospettano minimamente che l’uso di prodotti di erboristeria possa modificare, aumentare o, addirittura annullare gli effetti dei medicinali tradizionali. Del resto gli studi scientifici ci dicono che la somministrazione congiunta di erbe e farmaci può interferire e alterare i principi farmacologici o tossicologici dei loro componenti. E numerose sono le miscele rischiose per la salute. Bisogna fare attenzione, per esempio, a non mischiare antidepressivi e Panx ginseng: a lungo andare, potrebbero insorgere sindromi maniacali. Massima cautela anche al cocktail tra yohimbine e alcuni tipi di antidepressivi, che fanno aumentare il rischio di ipertensione. L’elenco delle erbe a rischio è lunghissimo, ci troviamo anche le più comuni liquirizia e valeriana.

Un atteggiamento troppo disinvolto nei confronti dei cosiddetti rimedi naturali, insomma, potrebbe avere conseguenze anche molto serie. Lo spiega chiaramente Vincenzo Cuomo, presidente della Sif, Società italiana di farmacologia (http://sif.medfarm.unito.it): “Una delle ragioni della popolarità dell’uso di prodotti erboristici è la convinzione che queste preparazioni siano naturali e, quindi, sicure”. Niente di più sbagliato: sono tanti i prodotti erboristici che possono produrre effetti indesiderati, anche molto gravi, in alcuni casi addirittura fatali. Tra le possibili cause – oltre all’interazione dovuta all’assunzione contemporanea di un farmaco o di un alimento – c’è l’effetto di uno dei costituenti del rimedio erboristico o la contaminazione dello stesso prodotto con allergeni, pollini o spore.

Bando agli allarmismi, dunque, ma con cautela. “Il Ginkgo (Ginkgo biloba), per esempio, che di solito viene assunto per le sue proprietà antiossidanti”, aggiunge ancora Cuomo, “può causare emorragie spontanee; l’erba di San Giovanni (Hypericum perforatum), impiegata per il trattamento delle depressioni, produce modificazioni dei meccanismi di comunicazione tra le cellule nervose; l’efedra, utilizzata nelle cure dimagranti e per migliorare le prestazioni atletiche, può provocare effetti indesiderati come insonnia, cefalea, tremori e aritmie”.

A rendere ancora più preoccupante la situazione, infine, l’estrema facilità con la quale ci si può rifornire di questi medicinali alternativi. Per acquistarli, infatti, non occorre alcuna ricetta o autorizzazione del medico curante. Almeno per ora vige la regola dell’autoprescrizione: basta scegliere il prodotto che si ritiene più idoneo alla necessità e il gioco è fatto. Così, senza bisogno dell’esperto, ognuno può fare il medico di se stesso.

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