Quel cranio ha 15 milioni di anni

Quindici milioni di anni fa una piccola scimmia viveva nell’isola di Maboko, in Kenia. Il suo cranio, intatto, è stato ritrovato e studiato da due antropologi dell’Università del Sud Illinois, negli Stati Uniti. Ora la scoperta è raccontata sulle pagine della rivista Nature che dedica la copertina al Victoriapithecus, una scimmia del “vecchio mondo” che, nonostante i suoi soli quattro chili, potrebbe aver avuto un peso determinante nell’evoluzione dei primati e degli esseri umani. Galileo ha intervistato Brenda Benefit, l’antropologa che, insieme a Monte McCrossin, ha tracciato l’identikit della scimmia di Maboko.

Il fossile che avete studiato è appartenuto alla scimmia più antica della storia?

“Il cranio di scimmia che ho trovato è il più antico finora conosciuto. Tuttavia i genetisti ritengono che le scimmie del Mondo Antico e le grandi scimmie antropomorfe si siano evolute da un progenitore comune 25 milioni di anni fa. Quindi è possibile che un giorno o l’altro si ritriovi un cranio ancora più vecchio. I fossili di scimmia più antichi finora conosciuti (un singolo dente e due ossa degli arti) provengono dal sito di Napak, in Uganda, e si stima che abbiano 19 milioni di anni”.

Siete riusciti a ricostruire come si spostava e cosa mangiava questa scimmia?

“Sì. Negli ultimi 10 anni Monte McCrossin e io abbiamo rinvenuto oltre 2 mila fossili di Victoriapiteco nel sito dell’isola di Maboko. Praticamente conosciamo tutto il suo scheletro. Le ossa degli arti mostrano chiaramente che l’animale poteva camminare sul terreno, ma anche arrampicarsi sugli alberi. I suoi grandi denti incisivi superiori, i suoi molari piuttosto piatti e la morfologia generale del cranio indicano invece che si cibava di frutti”.

Che relazione c’è tra la scimmia che avete studiato e il progenitore comune dell’uomo e delle scimmie antropomorfe come i gorilla e gli scimpanzé?

“Il Victoriapiteco è una delle scimmie più antiche che si conoscano e quindi non si trova direttamente nella nostra linea evolutiva. Però la sua morfologia è intermedia tra quella delle scimmie e delle grandi antropomorfe ed è vicino al loro ultimo progenitore comune. Quindi ci racconta qualche cosa su come erano i nostri antenati 25 milioni di anni fa”.

I vostri studi potranno aiutare a capire dove sono comparse le scimmie, dove sono migrate e come si sono poi evolute?

“Sì, è quasi certo che le scimmie si siano evolute in Africa. Non sono migrate nell’Eurasia fino a circa 8 milioni di anni fa”.

Cosa altro può insegnarci questo cranio sull’evoluzione delle scimmie e dell’uomo?

“Questo cranio mostra che l’ultimo progenitore comune tra le scimmie del Vecchio Mondo e quelle antropomorfe non aveva la testa tondeggiante e la faccia corta tipica dei gibboni, come ci si aspettava. Invece la sua calotta cranica, che conteneva il cervello, era lunga e bassa, e la faccia moderatamente lunga. Quindi le antropomorfe fossili del Miocene, con un cranio differente da quello dei gibboni che assomiglia a quello dell’orango nella fronte e nelle orbite oculari, non sono progenitori specializzati delle grandi scimmie. Semplicemente questi esseri mantengono la morfologia cranica originaria delle scimmie del Vecchio Mondo. Inoltre questo cranio è molto simile a quello del progenitore delle catarrine, l’Aegyttopitecus vissuto di 32 milioni di anni fa. Poiché il cranio dell’Aegyttopitecus differisce da quello del gibbone in quanto allungato, basso e con una corta faccia, qualcuno ha detto che non ha niente a che fare con i nostri progenitori. Il cranio di Victoriapithecus mostra invece che l’Aegyttopithecus è probabilmente l’ultimo comune antenato delle scimmie del vecchio mondo e dei primati.

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