Una mostra non può che semplificare la realtà. La realtà guardata letta e ascoltata fino a qui è solo una parte del discorso.
Il Dna non è un’ordinata raccolta di ricette, dove basta scegliere il gene giusto per ottenere organismi con caratteristiche a piacimento. La maggior parte dei caratteri, anche quelli relativamente semplici, sono determinati da una catena complessa di interazioni tra geni diversi. Il genoma, insomma, è un ambiente complesso e “fluido”, di cui i geni sono solo una piccola parte, spesso sovrapposti tra loro e comunque influenzati dal contesto in cui si trovano.
La scienza ha imparato a manipolarli direttamente, ma molto meno a leggere la complessità dei viventi e a prevedere le conseguenze che queste manipolazioni potranno avere non solo in quell’individuo, ma anche nella catena delle sue interazioni con altri organismi all’interno dell’ecosistema. I problemi e i timori che le biotecnologie sollevano non dipendono dalla natura di queste tecniche. Non esiste infatti una scienza astratta e neutra: ogni ricerca dipende sempre dalle scelte e dalle finalità che ne hanno guidato e sollecitato lo sviluppo.Le biotecnologie che conosciamo sono un prodotto dell’agricoltura industrializzata, del nostro modo di consumare e di concepire la salute e la malattia. Discutere di biotecnologie vuol dire discutere di tutto questo.