Razzismo oltre i luoghi comuni

Razzismo & Modernità
Anno I, n.1, 2001
Rivista edita dal Centro di Documentazione di Pistoia

In un periodo in cui le manifestazioni di razzismo si moltiplicano (dagli stadi alla politica), meritoria appare l’iniziativa del Centro di Documentazione di Pistoia di iniziare la pubblicazione della rivista Razzismo e Modernità. Istituzione storica della nuova sinistra sessantottina, il CDP intende con questa rivista ovviare alla “mancanza di uno strumento capace di affrontare attraverso la riflessione e la critica il complesso tema del razzismo” (come si legge nell’editoriale di presentazione), in grado quindi di superare le sterili lamentele politico-mediatiche che sono spesso l’unica risposta pubblica al fenomeno. Per questo motivo, l’approccio è apertamente multidisciplinare, coerente con la consapevolezza che il razzismo attraversa la cultura orizzontalmente investendo l’uomo in ogni suo aspetto.

Fondamentale, e già dal titolo si capisce, è l’assunto di partenza che il razzismo sia una creazione dell’Europa moderna, dove si è per primo manifestato e da dove ha preso a diffondersi. In particolare poi, la rivista vuole porre l’attenzione sul razzismo italiano, molto spesso messo in secondo piano anche nelle analisi più spietate del fascismo e del nazionalismo di fine Ottocento. In questo primo numero, il saggio di Mauro Raspanti dedicato a Giosuè Carducci e al mito ariano, è quindi esemplificativo della volontà della rivista di non volersi fermare ai luoghi comuni che hanno voluto l’Italia in un certo senso immune dal virus razzista (o almeno, colpevole di un razzismo “tarallucci e vino”), senza trascurare aspetti più recenti (il razzismo di Julius Evola, analizzato da Francesco Cassata). I contributi di Zygmunt Bauman e di Pierre-André Taguieff danno inoltre una dimensione internazionale, confermata dall’ottimo strumento bibliografico che chiude il volume, nel quale vengono segnalati centinaia di studi, italiani e non, usciti negli ultimi anni sull’argomento.Auguriamo quindi lunga vita a questa rivista, perché purtroppo ce n’è un grande bisogno.

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