Razzismo virtuale

Il colore della pelle fa la differenza anche nei mondi virtuali. Gli avatar, infatti, sarebbero meno disponibili nei confronti dei personaggi con la pelle scura. Come già indicato da altri studi (vedi Galileo), la realtà sociale della rete sarebbe molto simile a quella concreta. Questa la conclusione dello studio di due psicologi della Northwestern University, pubblicato on line su Social Influence. I ricercatori hanno analizzato i rapporti tra gli avatar in There.com, un mondo virtuale in cui gli utenti possono esplorare ampi scenari insoliti, basandosi su classici esperimenti della psicologia della persuasione.

Lo scopo dello studio era analizzare quanto un avatar, ignaro di partecipare allo studio, fosse disposto a concedere un favore a un altro avatar – in questo caso il ricercatore. Una delle tecniche usate per persuadere un personaggio consisteva nel chiedere un favore esagerato (“Posso farti una foto in 50 località diverse?”), seguita da una richiesta non eccessiva (“Ti va di teleportarti a Duda Beach con me e di farti fare una foto?”). Questa tecnica (chiamata della “porta in faccia”), nel mondo reale, dà i suoi frutti: le persone tendono ad accordare il secondo favore con più facilità, se prima si esagera, rispetto al caso in cui la domanda sia presentata da sola.

Secondo lo studio, avviene lo stesso nei mondi virtuali. Ma il parallelo va oltre. L’effetto, infatti, è maggiore se il ricercatore è rappresentato da un avatar con la pelle chiara (successo nel 20 per cento dei casi), rispetto a quando il suo personaggio ha la pelle scura (solo nell’8 per cento). Decenni di studi in psicologia sociale, secondo gli autori, dimostrano che la tecnica dipende da come viene vista la persona – o in questo caso l’avatar – che chiede il favore. Nonostante la totale libertà dai vincoli del mondo reale, quindi, i nostri rappresentanti virtuali non riescono ad andare oltre i propri pregiudizi. (a.g.)

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