Resistenza agli antibiotici, individuate nuove combinazioni più efficaci

Nel mondo degli antibiotici finalmente arrivano buone notizie. Infatti, secondo un nuovo studio dell’Università di Chongqing (Cina), apparso sulle pagine di Nature Communications, una sostanza fungina sembrerebbe essere un antibiotico molto promettente nella lotta contro alcuni batteri che sviluppano la resistenza. Più precisamente, si tratta della molecola albomicina delta 2, parte della famiglia delle albomicine, già conosciute per le loro proprietà antimicrobiche.

Tipicamente, gli antibiotici sono sostanze naturali che hanno strutture chimiche molto complicate, ed è proprio per questo motivo che è molto difficile riprodurli sinteticamente (cioè in laboratorio). In questo studio, tuttavia, i ricercatori sono riusciti a produrre fedelmente queste sostanze: infatti, l’autore dello studio, Yun He, e il suo team hanno sviluppato una tecnica per sintetizzare le albomicine, riuscendo a ottenere queste sostanze in quantità sufficienti per consentire loro di testarne l’azione antibiotica.

Durante le sperimentazioni in laboratorio, i ricercatori hanno scoperto che l’albomicina δ2 è risultata particolarmente efficace nei test contro una varietà di ceppi batterici, tra cui Escherichia coli, Streptococcus pneumonia e Staphylococcus aureus (Mrsa). Inoltre, è risultata anche più potente di alcuni antibiotici oggi disponibili, come per esempio la penicillina. Ora, sottolineano i ricercatori, sono necessari ulteriori test per verificare se davvero l’albomicina δ2 sia sicura ed efficace da utilizzare come farmaco contro le infezioni batteriche.

Ma le buone notizie non finiscono qui. Alcuni giorni fa, infatti, dai laboratori della University of California di Los Angeles, un team di biologi ha scoperto circa 8mila nuove combinazioni di antibiotici che si sono dimostrate molto efficaci. Come raccontano i ricercatori sulle pagine di npj Systems Biology and Applications la comunità scientifica sostiene che la combinazione di più di due farmaci non possa dare risultati soddisfacenti, perché per esempio le interazioni tra i farmaci potrebbero causare l’annullamento reciproco dei loro benefici. Ora, invece, il team di ricercatori americani ha scoperto migliaia di combinazioni di antibiotici a 4 e 5 farmaci che si sono dimostrate molto più efficaci nel combattere i patogeni.

Per ogni combinazione che hanno testato, i ricercatori hanno inizialmente previsto quanto fossero efficaci nell’arrestare la crescita di Escherichia coli: tra le combinazioni di quattro farmaci ce ne erano 1.676 che si sono dimostrati molto più efficaci di quanto previsto, mentre tra le cinque combinazioni di farmaci, ce ne erano 6.443. “Sono rimasto sconvolto da quante combinazioni efficaci abbiamo scoperto quando abbiamo aumentato il numero di farmaci”, ha spiegato Van Savage, tra gli autori dello studio, sottolineando tuttavia che d’altra parte 2331 combinazioni di 4 farmaci e 5.199 combinazioni di 5 farmaci erano risultate meno efficaci di quanto si aspettassero. “Alcuni farmaci attaccano le pareti cellulari, altri attaccano il dna”, ha precisato Savage. “È come attaccare un castello o una fortezza: combinare diversi metodi di attacco può essere più efficace di un singolo approccio”.

E anche in questo caso, sebbene i risultati siano molto promettenti, le combinazioni di farmaci sono state finora testate solamente in laboratorio e probabilmente servirà ancora molto tempo e ricerca affinché queste possano essere valutate come possibili trattamenti per gli esseri umani. Con la resistenza agli antibiotici che minaccia di riportare l’assistenza sanitaria all’era pre-antibiotica, la possibilità di usare con maggiore cautela combinazioni di antibiotici esistenti che singolarmente stanno perdendo potenza è ben accetta”, ha dichiarato Michael Kurilla, del National Institutes of Health.“Questo studio accelererà i test sugli esseri umani di promettenti combinazioni di antibiotici per infezioni batteriche che oggi non siamo attrezzati per affrontare”.

Via Wired.it

Marta Musso

Laureata in Scienze Naturali alla Sapienza di Roma con una tesi in biologia marina, ha sempre avuto il pallino della scrittura. Curiosa e armata del suo bagaglio di conoscenze, si è lanciata nel mondo del giornalismo e della divulgazione scientifica. “In fin dei conti giocare con le parole è un po' come giocare con gli elementi chimici”.

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