Salute

Una ricerca made in Calabria apre nuove frontiere nella cura dei tumori

Un tassello in più nel puzzle della biologia che mette in luce i meccanismi intracellulari, fino a oggi sconosciuti, tra nucleo e citoplasma. Una nuova visione dei fenomeni di interazione cellula-ambiente che potrebbe portare a nuove possibilità di cura per numerose patologie, tra cui i tumori. La scoperta, pubblicata su Scientific Reports , vede il giovane Rosario Amato, insieme al primo autore Vincenzo Dattilo, alla guida del gruppo di ricerca ed è tutta “made in Calabria”, essendo stata realizzata nei laboratori di Oncologia molecolare e Genetica medica del Campus dell’Università Magna Graecia di Catanzaro.

Elemento chiave della ricerca è la chinasi SGK1, una proteina “da stress acuto” la cui caratteristica è la capacità di rispondere istantaneamente agli stimoli esterni alla cellula. In particolare SGK1, che si trova nel citoplasma, gioca un ruolo importante nel potenziare il trasporto dei micro-RNA (piccole sequenze di RNA che svolgono funzioni essenziali alla sopravvivenza della cellula e all’adattamento agli stimoli ambientali), dal nucleo al citoplasma.

Dottor Amato, dalle evidenze della vostra ricerca si deduce che il controllo e l’inibizione della chinasi SGK1 sembra avere una funzione importante in numerosi meccanismi cellulari, è così?
“In molti anni di lavoro abbiamo consolidato l’idea che SGK1 regoli molti fattori coinvolti nello sviluppo dei tumori. Negli ultimi anni SGK1 si è rivelata in grado di regolare una famiglia di proteine note come ‘RAN proteins’.  Queste proteine, oltre ad essere i guardiani della stabilità dell’evento di riproduzione cellulare, sono i principali regolatori del trasporto nucleare. Una loro de-regolazione causerebbe un’alterazione del trasporto cellulare dal nucleo verso il citoplasma e quindi una diversificazione del flusso informazionale della cellula. Questo comporterebbe alterazioni cromosomiche e condizioni favorevoli allo sviluppo di tumori. I micro-RNA, il succo del nostro lavoro, svolgono un ruolo chiave nell’adattamento cellulare epigenomico e nella promozione di un fenotipo tumorale. Ecco quindi che entra in gioco la suddetta SGK1, che dirigendo il trasporto dei micro-RNA, è in grado di controllare questo fenomeno”.

L’inibizione del trasporto dei micro-RNA potrebbe avere un ruolo chiave anche nel controllo della crescita delle cellule tumorali?
“Esattamente. È ben documentato che nei tumori vi sia una completa alterazione del trasporto dei micro-RNA e quindi della loro biodisponibilità cellulare. Il gruppo di cui faccio parte, insieme ad altri gruppi dell’ateneo catanzarese e di altri atenei consorziati, ha recentemente messo a punto un inibitore di SGK1 caratterizzandolo per la sua elevata potenzialità anti-tumorale anche in vivo, a fronte di una tossicità a breve termine praticamente inesistente. Come documentato su Scientific Reports, tale inibitore, bloccando il trasporto dei micro-RNA, potrebbe rappresentare un meccanismo che favorisce la morte delle cellule neoplastiche”.

I risultati della scoperta lasciano intendere che modulare il trasporto dei micro-RNA condurrebbe ad utili implicazioni anche in numerose altre patologie. È così?
“Senz’altro potrebbe essere così. Infatti, basta pensare che patologie virali come HIV e HCV, ma anche la semplice influenza, sono caratterizzate da virus che per funzionare parassitano a spese della cellula infettata e fanno lo stesso per il sistema di trasporto nucleare. Avere la capacità di inibire il trasporto dei micro-RNA o dell’RNA o delle proteine virali, potrebbe costituire un goal terapeutico di grande importanza. Lo stesso ragionamento potrebbe in un certo senso valere per malattie neurodegenerative o genetiche”.

Quali saranno ora i vostri prossimi passi?
“Ora vogliamo capire se questa regolazione del trasporto nucleare possa riguardare anche le proteine e come questo possa influire sulla resistenza a farmaci chemioterapici e alla radioterapia in modelli di tumori epatici ed ovarici”.

Articolo prodotto in collaborazione con il Master SGP della Sapienza Università di Roma

Simona Ambusto

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