Thomas Bodenheimer, corrispondente del New England Journal of Medicine, denuncia che alcune aziende farmaceutiche manipolerebbero i test sulla funzionalità dei loro prodotti. Secondo l’autore, quando le industrie finanziano le ricerche, c’è una maggiore probabilità che i dati vengano falsati o occultati. L’articolo riporta due esempi eclatanti di ricerche che sono state manipolate: una sulla depressione e l’altra sul morbo di Parkinson. In entrambi i casi molti ricercatori avevano legami finanziari con le case farmaceutiche i cui medicinali erano sotto analisi. Bodenheimer cita anche molti articoli la cui pubblicazione è stata bloccata o il cui contenuto è stato alterato dalla compagnia finanziatrice. “Ci sono sempre stati conflitti di interesse”, dichiara Barry Eisenstein professore all’Harvard Medical School, “probabilmente senza i soldi delle industrie, ci sarebbero state meno ricerche”. Tuttavia, proprio per ovviare al problema, la Harvard University è una delle poche istituzioni che limita gli investimenti azionari dei suoi ricercatori nelle società farmaceutiche. “E’ evidente”, sostiene Marcia Angell, direttrice del New England Journal of Medicine, “che i ricercatori che hanno legami finanziari con queste compagnie sono anche più propensi a riportare risultati favorevoli sui prodotti testati”. (r.p.)
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