Categorie: Salute

Rischio ad alta quota

Gli alpinisti corrono il reale rischio di atrofia delle aree cerebrali responsabili del movimento. Lo riportano i ricercatori della Fondazione Santa Lucia di Roma che, coordinati da  Carlo Caltagirone, hanno osservato per la prima volta i cambiamenti morfometrici che avvengono nel cervello degli scalatori professionisti durante e dopo le spedizioni ad alta quota. I risultati, pubblicati su European Journal of Neurology, hanno evidenziato i rischi cerebrali in cui incorre l’organismo umano a causa della minore quantità di ossigeno ad elevate altitudini, la cui bassa concentrazione nei tessuti può determinare danni cerebrali, disturbi neurologici e cognitivi.

Margherita Di Paola e colleghi hanno monitorato il gruppo di scalatori che quattro anni fa ha affrontato la scalata dell’Everest e del K2 senza il ricorso a respiratori, per celebrare il 50esimo anniversario della conquista italiana di questo secondo monte. Tutti sono stati sottoposti a risonanza magnetica nucleare prima della partenza per la spedizione e al loro rientro. Le immagini sono state poi analizzate con una particolare tecnica, la Voxel-Based Morphometry, in grado di scansionare sia la sostanza bianca sia quella grigia, e di quantificare le eventuali differenze nei diversi tessuti cerebrali. Si è così avuta la prova che l’esposizione ad altitudini estreme, senza l’aiuto di respiratori, può comportare cambiamenti nel tessuto cerebrale anche in individui esperti, ben acclimatati e che non mostrano disturbi neurologici durante la spedizione. Inoltre i cambiamenti sono risultati più intensi nelle aree motorie del cervello, confermando che la causa dei disturbi motori riscontrati in alcuni scalatori, anche dopo due anni da una spedizione ad alta quota, è la scarsità di ossigeno.

Gli autori hanno dedicato la ricerca ai protagonisti della spedizione sul K2 del 1954 (Achille Compagnoni, Lino Lacedelli, Walter Monatti e Madhi) e a Massimo Farina, il più giovane degli scalatori della spedizione celebrativa del Cinquantenario, che nel 2005 ha perso la vita sulle Alpi. (f.g.)

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