Roma: un sit-in per il Tibet

Che l’Italia si faccia portavoce dei diritti dei tibetani appoggiando presso la Commissione Onu sui Diritti umani riunita in questi giorni a Ginevra la Risoluzione degli Stati Uniti che condanna le violazioni perpetrate dalla Cina in Tibet. E’ questo l’obiettivo della manifestazione che si svolgerà martedì 10 aprile alle 16 a Roma, davanti alla sede dell’Onu a piazza Venezia. Organizzato dall’associazione Italia-Tibet, Altrimondi Tibet e dalla Comunità tibetana in Italia, il sit-in è l’occasione per esprimere solidarietà nei confronti del paese asiatico che dopo conquant’anni di occupazione cinese sta soccombendo. Il governo di Pechino, infatti, sta portando avanti una campagna di pulizia etnica che procede per aborti forzati, sterilizzazione di massa e progressiva sostituzione della popolazione tibetana con quella cinese. Un “etnocidio per diluizione”, come viene chiamato dalle organizzazioni umanitarie, che ha già reso i tibetani (ridotti a sei milioni contro gli otto di coloni cinesi) una minoranza sul loro stesso territorio. E che prevede l’insediamento di quaranta milioni di cinesi entro il 2020. Operando nella logica del genocidio culturale, in Tibet il governo cinese nega la libertà d’assemblea, d’opinione e religione, al punto che il possesso di una foto del Dalai Lama è ritenuto un reato. Sistematico anche l’impiego della tortura e della pena capitale (1769 condanne eseguite nel solo 1998, secondo Amnesty International). La manifestazione romana chiede che si apra un tavolo di trattative tra il governo di Pechino e il Dalai Lama o i suoi rappresentanti e che venga liberato Gedun Choekyi Nyma, rapito all’età di sei anni nel ‘95 dal governo cinese perché riconosciuto dal Dalai Lama come incarnazione del Panchen Lama. Da allora nessuna organizzazione neutrale ha mai potuto incontrare il ‘Piccolo Budda’, nemmeno la delegazione Eu che visitò il Tibet nel 1998. (a.c.)

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here