Categorie: Società

Scarsa qualità nei siti museali italiani

Quando ci sono, i siti web dei musei italiani non godono di ottima salute. È questo, in estrema sintesi, il messaggio che arriva dall’ottavo rapporto “Galassia Web. La Cultura nella Rete”, curato dall’associazione Civita e presentato oggi a Roma.

Secondo il documento, nei siti museali italiani prevale la cura dei contenuti sull’uso delle potenzialità del web in termini di integrazione delle informazioni. Poca attenzione è prestata all’insieme dei servizi, scarsa cura al multilinguismo e anche poca disponibilità di risorse economiche impegnate nel web.

Ma quanti sono i musei italiani che hanno un loro spazio on-line? Appena il 51,9 per cento del totale (un dato confortante confrontato con quello di dieci anni fa quando erano intorno al 15 per cento). La presenza sul web è attraverso un dominio proprio nel 17,25 per cento dei casi o mediante la presenza su un sito dell’amministrazione che ne ha la titolarità.

Note positive dall’analisi dei curatori del rapporto riguardo la home page che viene giudicata molto buona nel 59,8 per cento dei siti. I giudizi di insufficienza arrivano invece nella valutazione della interoperabilità: “I musei sembrano poco o appena attenti nell’interazione virtuale con il proprio pubblico”.

Eppure non sono pochissimi i visitatori italiani dei “nostri” musei on-line: sei milioni e mezzo su 18 milioni di utenti della Rete, cioè il 35,1 per cento del totale dei navigatori italiani in Internet. Sono in prevalenza maschi, per circa il 67 per cento compresi nella fascia di età tra i 25 e i 64 anni e solo l’11 per cento tra i 15 e i 24 anni. Le motivazioni che spingono i visitatori sono curiosità (82 per cento); informazione (60 per cento) e studio (25 per cento).

I visitatori virtuali sono da circa il 50 per cento fino a 10 volte di più dei visitatori reali. In ogni caso la riproduzione ha incrementato l’appeal dell’originale: “La crescita negli ultimi anni del numero dei visitatori nei musei (circa il 25 per cento) è la conferma che la loro messa on-line ne ha favorito la conoscenza”, si legge nel rapporto.

Questo non ha fatto sì che la spesa per il web aumentasse. E oggi è in media di duemila euro l’anno.

L’indagine di Civita ha riguardato 110 musei italiani e altrettanti musei stranieri. Per risalire al profilo dei visitatori sono state condotte – in collaborazione con Unicab – 1.000 interviste su un campione costruito a partire dai dati dell’indagine Istat sulle tecnologie informatiche nelle famiglie italiane, campione corrispondente a circa 17 milioni di individui.

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