È uno dei sintomi più comuni e invalidanti della sclerosi multipla (SM), eppure finora non sembrava avere spiegazioni, né tantomeno cure: è l’affaticamento, spesso trascurato perché soggettivo e difficile da diagnosticare. Oggi, però, all’orizzonte c’è una speranza in più per le persone che ne soffrono: un caschetto personalizzabile che sfrutta dei segnali elettrici per compensare la cattiva comunicazione fra diverse aree del cervello associata all’origine della stanchezza. Il trattamento, sperimentato dal Cnr e presentato sulle pagine di Scientific Reports, non è invasivo e migliorerebbe molto la qualità della vita delle persone con sclerosi multipla, senza effetti collaterali.
La fatica come sintomo della sclerosi multipla
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa a base autoimmunitaria, che colpisce nel mondo, si stima, circa 3 milioni di persone, 600.000 in Europa e oltre 120.000 in Italia. Non esiste una cura contro la sclerosi multipla, e le terapie attuali permettono solo di rallentare la progressione della malattia. In base alle aree del sistema nervoso interessante dalla malattia, i sintomi possono essere molto diversi e di diversa gravità. Possono essere presenti disturbi visivi e di sensibilità, difficoltà nel linguaggio e nella coordinazione motoria e disturbi cognitivi. La malattia può colpire anche organi periferici come la vescica e l’intestino, con problematiche che possono andare dall’incontinenza urinaria alla stitichezza. La vita delle persone con sclerosi multipla è caratterizzata anche da sintomi più difficili da ricononscere perché soggettivi, ma non meno invalidanti, quali depressione, dolore e affaticamento. Non si tratta di una stanchezza fisiologica e non è necessariamente correlata a uno sforzo. Per combatterla, normalmente si consiglia di ridurre il dispendio di energia e adottare tecniche di rilassamento. Un aiuto in più oggi potrebbe arrivare dal trattamento FaReMuS (Fatigue Relief in Multiple Sclerosis), testato dal Cnr.
Il trattamento FaReMuS e il caschetto personalizzato
La nuova tecnologia sviluppata dai ricercatori si basa sull’utilizzo di un caschetto con elettrodi, in grado di modulare l’attività del cervello, partendo dall’assunto che alterazioni nella comunicazione neuronale fossero alla base della stanchezza tipica della malattia. “Prima di tutto abbiamo cercato le regioni che nel paziente di SM comunicano peggio al crescere della fatica, poi abbiamo messo a punto un intervento di neuromodulazione per compensare questa distorsione”, spiega Franca Tecchio dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc), tra gli autori del paper e da tempo impegnata nel campo. Per farlo, i ricercatori hanno sviluppato un caschetto che posizionava un elettrodo in corrispondenza di un’area specifica del cervello, collegata alla percezione somatosensoriale, cioè alla rappresentazione delle sensazioni da tutto il corpo. “Dopo cinque stimolazioni elettriche transcraniche di 15 minuti al giorno mediante intervento elettroceutico personalizzato FaReMuS, molti pazienti si sono sentiti più in forze”, continua la ricercatrice.
E’ la stessa Tecchio a spiegare in che modo sia possibile neuromodulare, in maniera precisa e personalizzata, l’attività del cervello. “Abbiamo utilizzato la dimensione frattale, una misura molto sensibile, che tiene conto delle forme dei segnali inviati da una regione all’altra del nostro cervello. Questa misura è nata per valutare quantitativamente sistemi complessi ove una parte ripete le strutture del tutto, per parti sempre più piccole, come succede nel broccolo o anche nell’albero, in cui rametti piccoli sono simili al ramo portante, fino alla pianta nel suo insieme”, spiega ancora la Tecchio. “In neurodinamica, abbiamo osservato che la dimensione frattale riesce a misurare adeguatamente le variazioni dell’organizzazione di una certa regione corticale. Abbiamo studiato il comportamento delle regioni dedicate al controllo dei movimenti della mano destra e sinistra e alle percezioni tattili e propriocettive dalle due mani mediante un algoritmo che cerca le regioni del nostro cervello sfruttando una loro impronta digitale funzionale (Functional Source Separation, FSS)”.
Migliora la comunicazione neuronale, si riduce la fatica
Gli scienziati hanno osservato che, dopo l’applicazione del trattamento, l’attività della regione stimolata si normalizzava, così come la comunicazione tra regioni motorie e sinistre, spiega la ricercatrice: “Queste migliorie di comunicazione intracerebrale spiegavano quasi la metà (48%) del miglioramento dell’affaticamento“. Una proof-of-principle, concludono gli autori, sul’efficacia del trattamento personalizzato nel migliorare parzialmente i sintomi della fatica. “Possiamo affermare che una elettroceutica non-invasiva personalizzata sulle specifiche caratteristiche anatomo-funzionali delle regioni compromesse può essere efficace contro la fatica riprende Tecchio- Parte dell’efficacia nasce dal ristabilire la comunicazione intra-cerebrale che era tanto più alterata al crescere della fatica”.
Riferimenti: Scientific Reports
Credits immagine: Colin Behrens da Pixabay
Ho trovato molto interessante la vostra news !
Ho la sclerosi multipla da molti anni , e sarebbe un bel sollievo considerando che negli ultimi anni la malattia si fa sentire .
Potete indicarmi quando sara’ disponibile e dove procurarlo ?
Un caloroso saluto.
Buonasera Marzia e grazie! Il trattamento FaReMus è ancora nelle prime fasi della sperimentazione, ma per avere maggiori informazioni può scrivere alla prima autrice dello studio, la ricercatrice Franca Tecchio dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Cnr, all’indirizzo franca.tecchio@cnr.it. In ogni caso, per gli aggiornamenti sulle ultime terapie disponibili le consigliamo di rivolgersi sempre al suo medico curante. Saluti anche a lei!