Se ci si mettono i geni

A spingere le persone al suicidio potrebbe essere (anche) una mutazione del Dna. Lo rivela uno studio, appena pubblicato da Biological Psychiatry, sui meccanismi cerebrali alla base della depressione e dell’istinto suicida.

Confrontando i dati ottenuti dalle autopsie effettuate su corpi di persone morte per cause naturali e persone depresse che hanno commesso suicidio, i ricercatori del Robarts Research Institute e del Neuroscience Research Institute (Usa) hanno evidenziato una modificazione a carico del Dna che regola le attività delle cellule cerebrali.

Come spiegano Michael O. Poulter e Hymie Anisman, autori dello studio, ogni cellula dell’organismo umano contiene fino a 40mila geni, ma di questi solo una piccola parte è realmente espressa e contribuisce attivamente alle funzioni della cellula. La porzione restante rimane inespressa perché disattivata da un processo noto come metilazione, in cui un gruppo chimico detto metile (CH3) si lega a una parte del gene che deve restare silente.

I ricercatori hanno osservato che la percentuale di metilazione nelle cellule cerebrali dei suicidi è molto più elevata che non nelle persone morte per altre cause. Una delle conseguenze risulta essere l’alterazione dei recettori Gaba-A, legati all’inibizione della trasmissione del segnale elettrico nel cervello. Secondo gli autori, queste alterazioni sono a lungo termine e difficili da invertire. Due caratteristiche tipiche della depressione cronica. (f.s.)

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