Secondo Curiosity c’è acqua su Marte

Pochi giorni dopo la notizia dell’assenza di metano nell’atmosfera di Marte (vedi Galileo: Curiosity: no, su Marte non c’è metano), i nuovi dati provenienti da Curiosity finalmente lo confermano: nella prima manciata di suolo prelevato dal pianeta rosso è presente circa il 2% in peso di acqua. Lo studio, condotto da Laurie Leshin del Rensselaer Polytechnic Institute e pubblicato insieme ad altri 5 in un’edizione speciale di Science, ha anche mostrato che il suolo di Marte può rilasciare, se riscaldato, una quantità significativa di diossido di carbonio, ossigeno e composti dello zolfo.

La scoperta arriva dal Sam (Sample Analysis at Mars), il laboratorio portatile di Curiosity, che comprende un cromografo, uno spettrometrodi massa e uno spettrometro laser, strumenti che hanno permesso di identificare una grande quantità di composti chimici, e di determinare in che percentuali siano presenti gli isotopi di diversi elementi chiave. La ChemCam con cui equipaggiata la sonda ha mostrato inoltre la presenza di due diversi tipi di terreno sul pianeta: un suolo a grana sottile, di tipo mafico, e uno a grana più grossa.

Nello studio, gli scienziati hanno fatto uso del rover per raccogliere polvere e frammenti di suolo da una zona sabbiosa chiamata Rocknest. I campioni sono poi stati inseriti all’interno di Sam, dove sono stati scaldati fino a una temperatura di 835°C, mostrando di contenere diossido di carbonio, composti dello zolfo, e anche cloro e ossigeno, elementi osservati finora solo nelle aree ad alta latitudine del pianeta. L’analisi ha suggerito inoltre la presenza di materiali carbonati, che si formano in presenza di acqua.

Oltre a determinare le componenti del suolo, Sam ha analizzato i rapporti in cui sono presenti gli isotopi di idrogeno e carbonio, ottenendo risultati simili a quelli già misurati per l’atmosfera, e confermando quindi la teoria secondo cui la polvere tenderebbe a muoversi sulla superficie del pianeta, reagendo con alcuni gas atmosferici.

Infine, Sam si è occupato di cercare tracce di composti organici. Sebbene ne abbia rilevati molti, non si tratterebbe però di sostanze autoctone: è probabile infatti che i composti si siano formati durante il processo di riscaldamento dei campioni, reagendo con molecole terrestri già presenti all’interno degli strumenti.

“Marte ha un livello di suolo superficiale che è stato più volte mescolato e ridistribuito dalle frequenti tempeste di sabbia”, spiega Leshin. “Quindi una manciata di questo terreno è praticamente una microscopica collezione di rocce di Marte. Se ne mescoli molti granelli insieme, ottieni una rappresentazione accurata della crosta marziana. Basta quindi studiare il suolo in un posto per ottenere informazioni su tutto il pianeta”.

Secondo i ricercatori, i nuovi risultati potrebbero risultare fondamentale per le future missioni umane su Marte: “Ora sappiamo che ci dovrebbe essere una quantità abbondante di acqua facilmente accessibile”, ha concluso Leshin. “Quando manderemo degli astronauti, potrebbero scavare il terreno, scaldarlo e ottenere dell’acqua”.

Credits immagine: NASA Goddard Space Flight Center/Flickr

Riferimenti: Science DOI: 10.1126/science.1238937

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