Seguendo la nanoparticella

Non possono essere viste, ma il loro movimento sì. Stiamo parlando di oggetti troppo piccoli per essere osservati al microscopio ottico. Eppure, grazie a un nuovo sistema messo appunto da ricercatori italiani e svizzeri, è ora possibile tracciarne gli spostamenti.

Differential Dynamic Microscopy (Ddm), così è stata denominata la tecnica che consente di misurare il movimento di “oggetti” talmente piccoli da non poter essere visualizzati individualmente dallo strumento. La tecnica, realizzata da Roberto Cerbino del Dipartimento di Chimica, Biochimica e Biotecnologie per la Medicina dell’Università di Milano, e da Veronique Trappe del Dipartimento di Fisica dell’Università di Fribourg (Svizzera), permette di aggirare un limite fondamentale della fisica, quello di diffrazione. Si tratta di un fenomeno che impedisce di vedere, con uno strumento ottico, oggetti più piccoli della lunghezza d’onda della luce o troppo vicini tra loro. In entrambi i casi si ha una risoluzione troppo bassa per distinguere gli oggetti.

Come spiegato dagli autori su Physical Review Letters, la tecnica Ddm, grazie all’analisi di immagini digitali, consente di far emergere dal rumore di fondo solo il segnale cercato, separandolo da tutte le interferenze, e di misurare esclusivamente le proprietà dinamiche delle particelle. Il tutto mediante l’uso di un comune microscopio in luce bianca equipaggiato con una telecamera. Secondo i ricercatori, le applicazioni possono essere numerose in diverse discipline: dalla misura indiretta delle dimensioni e della forma di nano-oggetti, alla misura delle proprietà elastiche delle cellule, alla caratterizzazione dello stato di “invecchiamento” di yogurt e latticini. “Grazie alla sua semplicità”, ha commentato Cerbino, “ci aspettiamo che la tecnica Ddm si diffonda in modo molto capillare nei molti laboratori che già possiedono la strumentazione necessaria”. (s.m.)

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