Clamidia, Papilloma, vaginosi batteriche: le malattie a trasmissione sessuale (Mst) sono in aumento tra i giovani. Colpa dell’assenza di informazioni sui rischi che si corrono quando si hanno rapporti non protetti, e quando non si usano contraccettivi di barriera, primo fra tutti il profilattico. Sono le conclusioni di uno studio pluriennale realizzato dall’Ircss Burlo Garofalo di Trieste, che dal 1994, attraverso un ambulatorio addetto alla raccolta dei tamponi vaginali, ha visitato oltre 15.000 donne e ragazze.
Il risultato di questi quindici anni di attività è racchiuso in una parola: ignoranza. Sebbene siano sessualmente molto attivi, infatti, ragazzi e ragazze non hanno alcuna informazione sulle malattie veneree e sulle loro modalità di diffusione. “Abbiamo constatato come l’età del primo rapporto si sia abbassata notevolmente: dalle dichiarazioni di 1030 pazienti emerge che il 10 per cento inizia l’attività sessuale prima dei 15 anni e il 55,3 per cento fra i 16/18, un comportamento che crea le premesse per nuove dinamiche nella trasmissione di patologie a carattere sessuale”, spiega Francesco De Seta, ricercatore dell’Ircss triestino.
Lo studio mostra che tra i ragazzi in età scolare c’è una grande confusione; molti pensano, per esempio, che l’infezione da Hiv sia motivo di preoccupazione solo per chi fa uso di stupefacenti. La contraccezione poi è un optional: 629 ragazze su 1030 (il 61 per cento) non usano alcun metodo contraccettivo e solo 88 (il 9 per cento) usano regolarmente il preservativo o il diaframma, due metodi contraccettivi fondamentali non solo per evitare gravidanze indesiderate ma anche per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili, spesso sconosciute ai giovani alle prime esperienze.
I ricercatori hanno registrato preoccupanti aumenti di vaginosi batteriche che, pur non essendo propriamente Mst, alterano l’ecosistema vaginale rendendolo più suscettibile ad altre infezioni. In crescita anche la diffusione dell’infezione da Clamidia, provocata dal batterio Chlamydia trachomatis. Questa infezione, che di solito non da sintomi e resta quiescente per diversi anni, è spesso sottovalutata dai giovani ma può portare seri problemi di fertilità nelle donne. I risultati dell’indagine del Burlo hanno mostrato una prevalenza di questa infezione pari al 3,7 per cento in totale e dell’11 per cento tra le ragazze al di sotto dei 25 anni.
“Possono sembrare numeri trascurabili ma non lo sono, proprio perché l’infezione si contrae con rapporti sessuali in giovane età quando per ragioni anatomiche, immunologiche e comportamentali è più facile essere esposti”, conclude De Seta. (c.v.)