Siamo artigiani della conoscenza

Nell’era della corsa allo spazio, dei grandi acceleratori di particelle, del progetto Genoma, parlare di “scienza artigianale” può suonare strano. Eppure è quello che provano a fare due scienziati italiani, Lorenzo Farina dell’Università di Roma “La Sapienza” e Alessandro Giuliani dell’Istituto Superiore di Sanità, nel loro “Manifesto per la scienza semplice”. Obiettivo: proporre un nuovo modo di fare scienza, sottolineando, tra le altre cose, proprio l’aspetto artigianale della ricerca, per renderla più vicina a tutti, e prima di tutto agli scienziati stessi. Ne parliamo con Lorenzo Farina, uno dei due autori del Manifesto.Quali sono le idee su cui si basa il “Manifesto”?“L’idea è venuta per caso (come sempre, del resto). Io e Alessandro Giuliani ci siamo trovati sulla stessa lunghezza d’onda su moltissime cose, nonostante la grande diversità nel nostro bagaglio culturale: io con una formazione in teoria dei sistemi e lui biologico-statistica. Un’idea importante alla base del “Manifesto” è che la fisica matematica non è più un modello per le altre scienze. Questo implica che la matematica stessa diventa una delle possibilità con cui possiamo descrivere l’universo che ci circonda, ma non l’unica”. Dunque si può fare a meno della matematica nella scienza? “Naturalmente no. La nostra cultura razionale non può fare a meno di “strutturare” il mondo dei fenomeni in termini di regolarità, e la nostra società è organizzata secondo il pensiero logico-razionale. Anche noi “scienziati semplici” amiamo questa tradizione e ne riconosciamo la forza e la suggestione. Però non bisogna usare la matematica come se fosse il linguaggio di Dio per esprimere Verità Ultime, ma come un semplice microscopio, non importa quanto sofisticato, in grado di analizzare e interpretare dei dati sperimentali e ottenere informazioni. Inoltre non è il grado di sofisticazione dello strumento-matematica che conta, ma l’inventiva, la fantasia individuale del ricercatore, proprio come un artigiano di genio. Un’altra idea forte è la grande ricchezza di dati presenti su Internet, disponibili a tutti a costo zero. Dati che aspettano di essere interpretati e analizzati con qualsiasi metodologia che possa produrre nuovi significati”.Questo richiamo all’artigianalità sembra voler dare alla scienza una “sostenibilità” più vicina ai ritmi umani.“L’impressione è corretta. Ci sono troppe pressioni competitive all’interno della scienza e pochissime verso attività cooperative. Si tende a vedere la produttività scientifica come quella di una fabbrica di birra: più bottiglie si producono meglio è, tanto il pubblico si beve qualsiasi cosa. Se si continua a credere che la matematica sia la lingua di Dio è chiaro che chiunque la parli possieda una grande autorità, indipendentemente dal contenuto. Naturalmente la matematica è un prodotto prezioso e meraviglioso della razionalità occidentale ed è certamente, nelle sue forme migliori, una forma d’arte sublime. Ma non c’è alcuna ragione di credere che l’attività matematica sia di per sé un’attività più utile di altre al progredire della scienza. La dimensione sociale del gioco, della conoscenza reciproca, per esempio, sono troppo trascurati nella scienza, che viene presentata come un’attività asettica, da esercitare con il camice bianco e i guanti di gomma”.Che tipo di reazione ha avuto la comunità scientifica alla vostra proposta?“Le risposte sono state molto diverse e quasi sempre di entusiastica adesione o di totale rifiuto. L’ambiguità del termine “semplice” ha portato alcune incomprensioni, ma queste sono state anche occasioni per chiarirci le idee. Si potrebbe pensare che noi si faccia riferimento ad una scienza spiegata in maniera semplice, e cioè ad una specie di divulgazione. Niente di tutto ciò. Non vogliamo riprodurre il cliché dello scienziato come “essere superiore”, che dall’alto della sua torre d’avorio traduce la lingua di Dio nella lingua volgare del popolo. Al contrario diciamo: la pretesa superiorità intellettuale degli scienziati è una favola, e oggi, con la fine della fisica matematica come modello per tutta la scienza, si aprono prospettive nuove per chiunque voglia fare ricerca in modo semplice, e cioè con metodologie alla portata di tutti e a basso costo (cioè senza grandi finanziamenti) ma con un grandissimo investimento culturale, personale e sociale”. Quando si parla di scienza alla portata di tutti, non si corre il rischio del dilettantismo?“Ci siamo resi conto di quanto i nostri colleghi temano l’allargamento della base di chi fa ricerca: sappiamo quanto sia importante un lungo apprendistato per fare della buona scienza, ma allo stesso tempo non crediamo che sia possibile escludere a priori quanti non hanno un curriculum accademico e che però hanno una lunga storia personale di ricerca e approfondimento di temi scientifici. La storia è piena di grandissimi e innovativi scienziati nati fuori dai grandi circoli iniziatici istituzionali”. C’è antagonismo tra i due modi di fare scienza (“semplice” e “tradizionale”) oppure possono convivere pacificamente?“In realtà l’antagonismo è profondo, ma non passa attraverso la delegittimazione degli attuali scienziati. La nostra provocazione mette l’accento sulla necessità di un confronto con le sfide attuali della scienza, sui suoi metodi e finalità. Permettere a tutti di fare scienza ad alto livello è un’idea rivoluzionaria, e quando sottolineiamo la perdita di centralità della matematica a favore della fantasia e dell’estro personale sappiamo di minare alla base l’immagine che molti scienziati hanno di sé. Noi vogliamo mostrare nuove possibilità, non abbattere le vecchie. La nostra speranza è che i rapporti fra scienza tradizionale e scienza “semplice” siano di arricchimento e riconoscimento reciproco”.Oltre che a essere un gruppo di scienziati che vuole fare ricerca in un modo nuovo, intendete anche essere un gruppo di pressione all’interno del mondo scientifico? Non so cosa sia un “gruppo di pressione” se non degli individui che esprimono pubblicamente le loro opinioni. Questo è ciò che facciamo e continueremo a fare. Comunque, nessuno di noi si sente portatore di una “buona novella”, e se la nostra iniziativa non dovesse ottenere nessun risultato o alcun seguito, pazienza. Uno scienziato semplice può sempre fare qualcos’altro…”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here