Solar Jet Hunter, la Nasa arruola volontari per studiare il plasma solare

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    Credit SDO/Nasa

    Cercansi Solar Jet Hunter, appassionati o aspiranti astronomi che aiutino gli scienziati a far luce su uno dei fenomeni più enigmatici della nostra stella: l’emissione di plasma. Il loro compito sarà analizzare migliaia di immagini catturate dal Solar Dynamic Observatory della Nasa per individuare i solar jet. Al momento, infatti, l’occhio umano è ancora lo strumento più efficace per l’individuazione di questi fenomeni, ma l’impresa potrebbe richiedere anni senza l’aiuto di volontari. Da qui l’appello di un team di ricercatori dell’Università del Minnesota che, in collaborazione con la NASA e l’Adler Planetarium di Chicago, fa appello ai citizen scientist di tutto il mondo.

    Conoscere il Sole e le altre stelle

    I getti solari sono esplosioni di plasma che dalla fotosfera fluisce alla velocità di oltre 100.000 km/h verso la corona, lo strato più esterno dell’atmosfera del Sole. “Liberano un’energia equivalente a un milione di bombe all’idrogeno su una stella non molto lontana da noi”, spiega Lindsay Glesener, fisica dell’Università del Minnesota e membro del gruppo di ricerca. Studiarli significa avere una migliore conoscenza della stella più vicina alla Terra e capire come la sua energia influisca sulle condizioni di vita del nostro pianeta. Ci sono ancora molte domande aperte a cui rispondere, per esempio come si genera il vento solare. Inoltre comprendere il funzionamento del Sole significa riuscire a conoscere meglio anche le altre stelle.

    Solar Jet Hunter, un progetto di citizen science

    Ospitato su Zooniverse – la più grande piattaforma digitale per la ricerca, con oltre due milioni di citizen scientist in tutto il mondo – il progetto Solar Jet Hunter permetterà l’analisi di migliaia di immagini in un periodo ridotto rispetto a quanto avrebbe potuto fare da solo il team di ricerca. I volontari dovranno identificare le esplosioni di plasma solare esaminando, dal proprio pc, brevi filmati realizzati a partire da una sequenza di immagini fisse catturate negli ultimi undici anni dal Solar Dynamic Observatory (SDO) della NASA. Il satellite ha una serie di strumenti a bordo tra cui l’Atmosphere Imaging Assembly (AIA) progettato per produrre immagini ad alta risoluzione del Sole a diverse lunghezze d’onda nello spettro ultravioletto estremo.

    Con l’aiuto dei volontari prenderà così corpo un database che fornirà ai ricercatori un punto di partenza per studiare la fisica, confrontare i dati e condurre studi statistici sulle proprietà dei getti di plasma. Sophie Musset, la ricercatrice dell’Agenzia spaziale europea (ESA) a guida del progetto, sottolinea l’importanza del coinvolgimento dei cittadini. Non è ancora possibile affidare questo tipo di ricerca ad un software poiché “i getti solari sono molto difficili da identificare in modo automatico: non è possibile semplicemente scrivere un pezzo di codice che dica al computer di cercare e trovare tutti i getti solari, al contrario per l’occhio umano è molto facile vederli”. Un altro obiettivo del progetto va proprio in questa direzione. Le informazioni ottenute dai volontari infatti serviranno anche a scrivere un algoritmo che acceleri in futuro l’identificazione dei getti solari, combinando l’intelligenza artificiale con l’esperienza umana.