La soluzione contro le code al bagno delle donne è questa

La coda al bagno è un problema, soprattutto durante i grandi eventi come festival e concerti, che nel periodo estivo sono più frequenti e affollati che mai. In queste occasioni le signore si trovano spesso a dover affrontare l’incubo di code infinite che scoraggerebbero anche le più temerarie, al punto di arrivare a rinunciare a una bibita dissetante di troppo. Ma perché per le donne è così dura riuscire ad arrivare alla meta tanto ambita?

Due teorici e studiosi delle code della Ghent University hanno evidenziato come i tempi di attesa per la toilette possano essere descritti mediante l’utilizzo di modelli matematici non lineari, in cui entrano in gioco numerosi fattori e in cui l’equilibrio tra capacità e domanda è estremamente fragile. In particolare hanno individuato tre fattori fondamentali.

A parità di superficie, i bagni degli uomini ospitano tra il 20 e il 30% di toilettes in più rispetto ai bagni delle donne. Questo è dovuto a volte alla presenza degli orinatoi che occupano meno spazio delle cabine. Applicando un particolare modello matematico i ricercatori belgi hanno dimostrato – senza sorpresa si direbbe – che il tempo medio di attesa diminuisce all’aumentare del numero di toilettes a disposizione. Un concetto abbastanza intuitivo, basterebbe quindi aumentare il numero di toilettes per le donne per sperare di ridurre le file? In realtà non è così semplice.

Diversi studi hanno dimostrato che le donne, quando raggiungono finalmente la meta, spendono in media 1 volta e mezza/2 volte più tempo degli uomini in bagno. Le ragioni sono per lo più pratiche: dal tempo “perso” in più ad aprire e chiudere le porte delle cabine (ebbene sì influisce anche questo), dall’eventuale pulizia del sedile, al dover togliersi più vestiti mediamente rispetto a un uomo. Considerando un ugual numero di toilettes e una media di permanenza in bagno per le donne di un minuto e mezzo e per gli uomini di un minuto, con un’affluenza di una persona ogni 10 secondi, si è visto che il tempo di attesa per le donne è di un minuto, contro i 1.52 secondi per gli uomini, (applicando lo stesso modello matematico di cui sopra).

Il terzo fattore fondamentale è l’intensità dell’affluenza, che quando eccede la capacità normale della toilette, va ad amplificare gli effetti sopradescritti, provocando così tempi di attesa scandalosi. Per trovare la soluzione ottimale, gli studiosi dell’Università di Ghent hanno messo a punto sei simulazioni differenti (qui potete farvi un’idea di quali).

In una situazione standard, con un numero di toilettes inferiore nei bagni degli donne rispetto ai bagni degli uomini, si è osservato che dopo 15 minuti di affluenza aumentata, il tempo media di attesa per gli uomini è tornato alla normalità dopo soli altri 15 minuti, mentre per le donne ci sono volute 2 ore per rientrare nella condizione iniziale.

Confrontando le diverse simulazioni, tra cui il caso con un maggior numero di toilettes per le donne e conseguente riduzione di superficie dei bagni degli uomini, i ricercatori hanno evidenziato che la soluzione migliore per eliminare le code ai bagni delle donne è quella di eliminare del tutto i bagni delle donne, o meglio la divisione tra toilettes maschili e femminili.

La soluzione bagni unisex – già adottata in alcune zone del mondo – con l’utilizzo delle sole cabine, oltre a non discriminare i transgender e ad avvantaggiare persone con difficoltà motorie che devono essere accompagnate, sembrerebbe eguagliare il tempo medio di attesa per le donne e uomini. D’altro canto la soluzione del bagno unisex con la presenza di orinatoi, con un rapporto di circa 2 cabine per ogni orinatoio, permetterebbe un gestione più efficiente della superficie disponibile. Pur essendo gli uomini ancora privilegiati, lo sono meno rispetto alla situazione standard. Il risultato è che il tempo di attesa complessivo sarebbe comunque ridotto del 63%, risultato che non può essere raggiunto con nessun altro modello misto precisano i ricercatori (men che mai con quello dei bagni separati).

Alessandra Pedriali

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