Stamina, gli Spedali di Brescia rispondono a Vannoni

Chi c’era ieri alla conferenza stampa indetta da Vannoni e Andolina lo ha subito notato: per la prima volta i due hanno attaccato frontalmente gli Spedali Civili di Brescia, l’unico ospedale dove il metodo Stamina viene somministrato per via di sentenze che obbligano i medici a farlo. E’ a Brescia che, nel 2011, Stamina Foundation è riuscita a entrare nella maglie del Servizio Sanitario Nazionale grazie a un accordo voluto dalla passata dirigenza. E’ in ragione di questo accordo che la terapia può essere definita gratuita dai suoi supporter: la preparazione avviene senza costi per mano dei tecnici di Stamina, ma l’ospedale paga i costi della gestione del paziente. Da aprile scorso, però, le cose sono cambiate, come dimostrano le interviste che il nuovo direttore Ezio Belleri ha rilasciato, e la nota che gli Spedali hanno diffuso in risposta agli attacchi di Vannoni.

I padri del metodo Stamina accusano l’ospedale pubblico di non seguire adeguatamente i pazienti, di non redigere le cartelle cliniche in maniera appropriata, e fanno intendere che sia anche a causa di questa manchevolezza che loro non possono presentare le cartelle cliniche dei pazienti, così che si possano effettivamente valutare i loro progressi. Salvo poi usarle come prova nel ricorso che Vannoni sta facendo presso il Tar della Lombardia contro la decisione Aifa del 2012 di chiudere i laboratori di Brescia.

Gli Spedali rispondono prontamente definendo quello di Stamina un metodo e non una terapia perché mancano le evidenze scientifiche e accusano Andolina: “non si può sottacere la condotta del dottor Andolina, il quale opera in stretta collaborazione con Stamina ed è pertanto a conoscenza delle caratteristiche del trattamento, e che ha sottoscritto centinaia di prescrizioni seriali cambiando solo il nome del paziente e l’indicazione della patologia, talvolta senza nemmeno visitare i pazienti. Circostanze, queste, emerse nei vari giudizi innanzi ai tribunali del Lavoro”.

Insomma, il cambio di rotta politico-sanitaria della nuova dirigenza degli Spedali sta obbligando Vannoni e soci a cercare nuove sponde, non prima però di aver screditato l’ospedale bresciano così da giustificare la loro prossima decisione di andare altrove. Dove, però? Come detto, contrariamente a quanto dichiarato dai sostenitori di Stamina il trattamento costa. A quantificarlo ci ha pensato la mozione presentata da Fabio Rolfi della Lega Nord al consiglio regionale della Lombardia e passata con i voti di Pdl, Lega, e Fratelli d’Italia il 22 ottobre scorso (M5S ha lasciato libertà di voto, contro Pd e Patto civico non ha partecipato al voto): 10mila euro a paziente, a cui si devono aggiungere almeno 300mila euro di spese legali che l’ospedale ha dovuto affrontare ogni qual volta è stato chiamato in giudizio.

Il documento, sebbene con toni pacati e conciliatori, apre un possibile spiraglio per Stamina Foundation e per le sue attività. Perché se è vero che si chiede la tutela dei medici degli Spedali, che devono far fronte a un numero di richieste superiori alle loro forze, e di rendere pubblica la documentazione della commissione che ha bocciato la sperimentazione, soprattutto si chiede di “individuare modalità aggiuntive per permettere di adempiere alle disposizioni normative in tempi compatibili con le esigenze dei pazienti”. Che si trovino quindi degli altri ospedali dove sia possibile dare corso ai trattamenti decisi dai giudici. 

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