Staminali per la sclerosi multipla

Per la prima volta una malattia autoimmune è stata curata con le cellule staminali mesenchimali, staminali adulte ottenute dallo stroma del midollo osseo. È successo a Genova, dove Antonio Uccelli, responsabile dell’Unità di neuroimmunologia del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda Ospedale S. Martino e Università di Genova, ha curato dei topi a cui era stata indotta artificialmente l’encefalomielite sperimentale autoimmune, una malattia usata di norma per simulare nell’animale di laboratorio la sclerosi multipla umana.

La sperimentazione sul modello animale, che si è meritata la pubblicazione su Annals of Neurology che ha dedicato alla ricerca anche un editoriale, ha dimostrato che il trapianto di questo tipo di cellule staminali, facilmente prelevabili dal midollo osseo, può limitare la progressione della malattia. Anche quella indotta nei topi è una patologia autoimmune in cui le cellule del sistema immunitario reagiscono in modo anomalo contro altre cellule sane dell’organismo – in particolare la mielina che riveste i neuroni – invece di attaccare gli agenti patogeni esterni.

Il gruppo di ricercatori – di cui fanno parte anche  Gianluigi Mancardi, dello stesso Dipartimento,  Francesco Frassoni, Direttore del Centro per le Cellule Staminali e Terapia Cellulare dell’Ospedale di Genova e Rosetta Pedotti dell’Istituto C. Besta di Milano – ha iniettato per endovena nei topi malati le cellule mesenchimali prelevate dal midollo osseo di topi sani, e hanno osservato che producono un doppio effetto: da un lato hanno bloccato le cellule autoaggressive impedendo loro di attaccare la mielina, e dall’altro hanno raggiunto il cervello dove hanno svolto una funzione di protezione sui neuroni danneggiati dal sistema immunitario.

Data la facilità con cui è possibile prelevare questo particolare tipo di cellule staminali, i ricercatori sono foduciosi che la sperimentazione su essere umano possa partire già entro la fine dell’anno, con l’obiettivo di bloccare la progressione della sclerosi multipla nelle forme più severe e non responsive alle terapie già disponibili e proteggere le cellule cerebrali non ancora danneggiate.

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