Più empatici e collaborativi con lo storytelling

via Pixabay - esempio di indigeni dediti alla raccolta

Dal narratore di imprese epiche al giullare di corte, dal cantastorie di strada fino allo storyteller contemporaneo: in tutte le epoche l’attività di raccontare – e ascoltare – storie ha sempre fatto parte della cultura umana con successo. Una conferma del ruolo centrale dello storytelling arriva oggi da uno studio guidato dalla University College London, che all’interno di una popolazione indigena asiatica ancora dedita alla caccia e alla raccolta, ha dimostrato i vantaggi della narrazione per favorire la collaborazione e l’empatia fra le persone. E questo risultato presumibilmente si può estendere anche ad altre popolazioni di cacciatori e raccoglitori, nel passato. I risultati dello studio sono pubblicati su Nature Communications.

Da sempre, le storie hanno avuto un ruolo importante nell’evoluzione umana, trasmettendo valori e nozioni e migliorando in alcuni casi la relazione fra persone, in vari contesti, come quello medico. Tuttavia, ancora non vi sono molti studi sulla capacità di narrare, sulla sua funzione e su come questa abilità si è evoluta nel tempo. Per approfondire questi elementi, gli autori della ricerca hanno svolto varie indagini, in particolare hanno raccolto numerose testimonianze di 300 persone Agta, una popolazione di cacciatori e raccoglitori nelle Filippine, provenienti da 18 diverse comunità che abitavano in zone differenti. I ricercatori hanno preso nota delle storie, relative a temi diversi, come a quello della cooperazione fra le persone, all’uguaglianza sociale e di genere, alla collaborazione fra uomo e donna e l’amicizia, come la storia intitolata “Il Sole e la Luna”, che racconta la disputa fra i due astri per accaparrarsi il dominio del cielo, illuminandolo. Dopo che la Luna ha dimostrato di essere forte quanto il Sole nella lotta, i due, che rappresentano la figura maschile e la figura femminile, si mettono d’accordo nella spartizione dei compiti e illuminare il cielo a turno, l’uno il giorno, l’altra la notte.

Oltre a raccogliere le storie, i ricercatori hanno studiato, tramite un gioco sperimentale proposto ai partecipanti, la relazione fra la maggiore o minore abitudine a narrare ed ascoltare e le caratteristiche umane oggetto dei racconti, come la capacità di lavorare insieme e di interagire secondo le norme sociali. Secondo i risultati, i partecipanti che vivevano all’interno delle comunità più abituate allo storytelling, erano anche più empatici e collaborativi. I narratori esperti, inoltre, avevano un successo sociale maggiore e, in base ai dati raccolti, si riproducevano di più rispetto ai chi non possedeva questa abilità. Al punto che la capacità di narrare una storia risulta essere il primo fattore predittivo rispetto all’essere prescelti come partner in una coppia e la probabilità che lo storyteller riesca a sedurre un’altra persona è risultata addirittura doppia.

Alla luce dei risultati emerge come, oltre a tramandare nozioni essenziali, sull’ambiente, sull’alimentazione e sulla sopravvivenza, le storie favoriscono i comportamenti sociali e la collaborazione, mentre l’abilità di narrare conferisce dei punti in più, anche in termini di seduzione del partner.

Riferimenti: Nature Communications

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