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Suonare da bambini per sentire meglio da grandi

Se la nonna non ci sente tanto bene, potrebbe non essere solo una questione di orecchio, ma di neuroni. Per fortuna una coppia di ricercatori canadesi ha scoperto che il rimedio c’è: suonare. Specialmente da piccoli.

Sébastien Paquette e Geneviève Mignault Goulet dell’Università di Montréal, in un commento apparso su Frontiers in Neuroscience, hanno spiegato che l’istruzione musicale in giovane età determina dei benefici a lungo termine, anche per chi non diventerà musicista di professione. I due studiosi hanno preso in esame i dati ottenuti da Travis White-Schwoch della Northwestern University dell’Illinois, che, con i suoi collaboratori, ha studiato l’attività elettrica cerebrale di un gruppo di 44 persone in età matura (tra 55 e 76 anni). Come? Facendo loro ascoltare una sillaba pronunciata da un sintetizzatore vocale, e monitorando l’attività cerebrale conseguente allo stimolo acustico tramite elettrodi applicati sul cuoio capelluto.

I partecipanti allo studio erano divisi in tre gruppi, in base alla durata della loro esperienza musicale: nessuna, poca (da 1 a tre anni, solo corsi scolastici), e discreta (da 4 a 14 anni). Per tutti, il periodo formativo si era concluso entro i 25 anni di età.

È risultato che gli adulti con una discreta esperienza musicale avevano un maggior grado di “sincronizzazione neurale”, cioè un minor ritardo (“latenza”) tra la ricezione dello stimolo acustico e la sua elaborazione da parte dei neuroni cerebrali. Questo dato veniva confermato anche in condizioni di ascolto difficoltoso, cioè nel caso in cui la sillaba fosse mascherata da un rumore di fondo. Inoltre, la risposta era tanto più rapida quanti più anni erano stati spesi dalla persona nel training musicale.

In passato, diversi studi avevano già sottolineato una migliore funzionalità cerebrale dei musicisti professionisti rispetto ai non musicisti. I nuovi dati, ottenuti da individui con un’esperienza musicale amatoriale, evidenziano gli effetti di una formazione musicale precoce nella vita adulta. Dovuti verosimilmente al fatto che suonare uno strumento è un compito complesso, che necessita di un’attenzione continua alle diverse caratteristiche del suono (altezza, timbro e velocità). «Questo studio ribadisce l’importanza dei corsi di musica nelle scuole pubbliche. Inoltre, programmi di formazione musicale per bambini svantaggiati o con disordini neurologici li aiuterebbero a sviluppare il loro completo potenziale. Per gli adulti, studiare uno strumento, oltre a migliorare il benessere individuale, può  attenuare il declino fisiologico delle capacità di percezione e di apprendimento» hanno dichiarato i due ricercatori. Un obiettivo non da poco, nel contesto di una popolazione sempre più anziana.

 

Photo Credit: Oliver Quinlan via Compfight cc

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