Categorie: Salute

Tamiflu: il farmaco anti-aviaria è inutile

Il Tamiflu sembrava il farmaco delle meraviglie. Non solo perché era l’unico antivirale in grado di combattere l’influenza aviaria e la cosiddetta suina. Ma anche, e soprattutto, per il giro di affari che ha garantito negli ultimi anni all’azienda produttrice, la Roche: solo nel 2009 parliamo di circa 2,64 miliardi di euro e di oltre 50 milioni di persone trattate col farmaco in tutto il mondo. Peccato però che oggi c’è chi dice che potrebbe essere completamente inutile. A dimostrarlo è uno studio della Cochrane Collaboration, pubblicato nella loro Cochrane Library, da cui emerge che il tamiflu diminuirebbe la durata dei sintomi influenzali solamente di mezza giornata (da sette giorni a sei e mezzo), aumentando inoltre il rischio di effetti collaterali come vomito e mal di testa. Non esisterebbero inoltre prove che sia efficace nel contrastare l’insorgenza di complicazioni gravi (come la polmonite) o la trasmissione del virus da uomo a uomo, proprio gli effetti che lo renderebbero utile in caso di pandemie influenzali come l’aviaria.

Gli stessi ricercatori della Cochrane collaboration avevano sollevato dubbi sull’efficacia del Tamiflu (e del Relenza, un farmaco simile delle GlaxoSmithKline) già nel 2009, quando lo spettro di una devastante epidemia di H1/N1 fece correre i governi di mezzo mondo a fare scorte dei due antivirali, unici farmaci, si supponeva, che potevano limitare la trasmissione e la gravità della malattia in attesa di un vaccino. All’epoca, i ricercatori chiesero alle aziende produttrici di avere accesso ai dati dei loro trial clinici, vedendosela però negare. Il rifiuto portò alla nascita di una vera e propria campagna, promossa dal British Medical Journal, per chiedere alle case farmaceutiche di rendere pubblici i risultati dei loro studi sull’efficacia dei farmaci.

In seguito all’iniziativa, nel 2013 le due società hanno finalmente accettato di condividere con i ricercatori della Cochrare collaboration tutti i risultati in loro possesso, e oggi quei dati hanno permesso di confermare che i due farmaci non sono efficaci. O quanto meno, che non esiste nessuna prova della loro reale efficacia. Le opinioni sulle conseguenze che avrà la ricerca ovviamente sono differenti. Secondo i ricercatori, i risultati del nuovo studio potrebbero ora spingere le agenzie regolatorie internazionali a rivedere le linee guida sull’utilizzo degli antivirali nella prevenzione delle epidemie influenzali. Dalla Roche invece, fanno sapere che a parer loro la ricerca è “incompleta e frammentaria”.

In attesa dell’epilogo di questa vicenda, quel che è certo è che lo studio dimostra una volta di più l’importanza del libero accesso ai dati per la comunità scientifica, indispensabile per evitare il rischio di manipolazione e di contraffazione degli studi scientifici. Una battaglia che la Cochrane collaboration porta avanti da anni, come vi avevamo già raccontato nell’articolo: Influenza, quando le aziende “forzano” i risultati.

Riferimenti: The Cochrane Library; DOI: 10.1002/14651858.CD008965.pub4

Credits immagine: typexnick/Flickr

Simone Valesini

Giornalista scientifico a Galileo, Giornale di Scienza dal 2012. Laureato in Filosofia della Scienza, collabora con Wired, L'Espresso, Repubblica.it.

Visualizza i commenti

  • Che il Tamiflu fosse inefficacie lo si sapeva da molto tempo, molto prima dello scoppio della bufala inerente la pandemia dell'aviaria.

    Il fatto e' che la FDA richiede solo che il farmaco abbia una qualche efficacia terapeutica, per esempio che un nuovo "antifiammatorio" riduca in un qualche modo il dolore e l'infiammazione "

    La FDA non richiede la documentazione degli effetti collaterali del farmaco da approvare..

    Per quel che ruiguarda l'aviaria si sapeva gia' dal 2008 che il nuovo vaccino conteneva un mix di virus modificato e/o vivo dell'aviaria.

    Il Pandermix sbolognato in Europa non era stato approvato negli Stati Uniti.

    Era un vaccino sperimentale ad uso e consumo dell'Europa.

    Purtroppo l'Ente di Farmacovigilanza europeo non e' finaziaramente indipendente.

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