Gran parte delle promesse delle biotecnologie di sviluppare farmaci migliori e a costi inferiori sono state disattese. È questa la conclusione di uno studio pubblicato sul British Medical Journal svolto dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, che ha esaminato 61 principi attivi di prodotti biotech approvati dall’European Medicine Evaluation Agency (Emea) tra il 1995 e il 2003. Delle nuove sostanze a uso terapeutico messe in commercio, solo 15 risultano realmente innovative, cioè efficaci contro malattie per le quali non erano disponibili altri farmaci oppure migliori di farmaci pre-esistenti o adatte ai pazienti resistenti alle terapie convenzionali. Per il resto, 22 principi attivi presentano vantaggi limitati rispetto ai prodotti già sul mercato e 24 sono mere fotocopie, che non mostrano miglioramenti né dal punto di vista farmacologico né da quello economico. L’analisi è critica anche nei confronti delle misure che regolamentano l’approvazione di nuovi farmaci, dove spesso manca rigore metodologico e gli interessi di mercato hanno un peso non indifferente. Ma, nonostante lo studio sfati almeno in parte il mito di farmaci mirati, economici e poco tossici, gli autori ritengono che la rivoluzione biotecnologica abbia permesso di aumentare notevolmente la quantità dei farmaci prodotti e introdurre strumenti innovativi per la ricerca di nuove sostanze d’interesse. (a.p.)
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