Categorie: Vita

Tartarughe e dinosauri, un nonno in comune

Tartarughe, uccelli, coccodrilli e dinosauri discendono dallo stesso gruppo di antenati comuni, vissuti a cavallo della grande estinzione del Permiano avvenuta 250 milioni di anni fa. L’ipotesi, in parte già sostenuta da alcuni paleontologi, è stata confermata dai risultati di una ricerca basata sul sequenziamento del genoma di due specie viventi, condotta dal Joint international turtle genome consortium, che svela una serie di indizi cruciali per la ricostruzione dell’albero genealogico di questi antichissimi rettili. L’analisi dell’espressione genica durante lo sviluppo embrionale della tartaruga verde (Chelonia mydas) e della tartaruga a guscio molle della Cina (Pelodiscus sinensis) ha rivelato che testuggini e affini sono derivati dallo stesso gruppo di rettili che ha dato origine ai dinosauri e ai coccodrilli, e poi agli uccelli.

Secondo i risultati dello studio, pubblicato su Nature Genetics, sarebbe esistito un gruppo di antenati comuni vissuti a cavallo della più grande estinzione di massa della storia, che segnò il passaggio dal Permiano al Triassico circa 250 milioni di anni fa e che vide la scomparsa del 90 per cento delle specie viventi. Le evidenze ottenute sarebbero compatibili con l’età del più antico fossile di tartaruga attualmente rinvenuto, datato 220 milioni di anni. “Ci auguriamo che la ricerca possa essere di stimolo per futuri studi che possano fare maggiore chiarezza sui collegamenti fra il fenomeno estintivo e la separazione delle linee evolutive dei rettili”, afferma Naoki Irie, del Riken Center for developmental biology di Kobe, in Giappone, che ha coordinato lo studio.

L’analisi delle modalità di espressione di alcuni geni caratteristici nel corso dello sviluppo embrionale, basata sullo studio del microRna, ha permesso di identificare la chiave dell’origine evolutiva delle tartarughe, degli uccelli e dei coccodrilli in una fase comune dell’embriogenesi. Inoltre, il tipico cranio di forma anapside, cioè privo di aperture, che ha sempre indotto gli scienziati a considerare i cheloni un gruppo di rettili primitivo, secondo gli autori dello studio sarebbe invece comparso secondariamente nel corso dell’evoluzione a partire da antenati con crani dotati di aperture. Allo stesso modo, lo studio ha identificato nel genoma altri caratteri assenti nelle tartarughe viventi, come l’abbondanza di strutture olfattive e gustative, a dimostrazione che non si tratta di indizi di primitività ma di funzioni scomparse in un secondo momento.

Il metodo seguito nello studio è caratterizzato da un tipico approccio evo-devo, la disciplina che utilizza l’analisi dell’espressione genica nel corso dello sviluppo embrionale per ricostruire la storia evolutiva delle specie viventi.

Riferimenti: Nature genetics doi:10.1038/ng.2615

Credits immagine: TarikB/Flickr

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