Categorie: Salute

Un nuovo trattamento contro l’influenza?

A vaccini e antivirali potrebbe presto aggiungersi un nuovo farmaco nella lotta alle infezioni gravi da virus influenzali, l’Eritoran, un medicinale sviluppato come rimedio anti-sepsi. Uno studio pubblicato su Nature mostra infatti che il farmaco è in grado di proteggere i modelli animali (topi) dalla morte in seguito a infezioni con dosi letali di un virus influenzale di tipo A (noto come PR8).

Punto di partenza degli esperimenti guidati da Stephanie Vogel della University of Maryland School of Medicine è stato il meccanismo con cui alcuni virus influenzali possono causare severi danni ai polmoni. Tempo fa infatti gli scienziati avevano individuato in una proteina (la Toll-like receptor 4, TLR4) il mediatore del danno polmonare e avevano anche osservato come topi che ne erano geneticamente privi fossero particolarmente resistenti all’infezione da virus influenzale e alla sua letalità. 

Partendo da questo i ricercatori hanno testato il potenziale dell’Eritoran, di fatto un inibitore sintentico della proteina TLR4, somministrando il farmaco al alcuni topi che avevano ricevuto alti dosi di virus PR8. Gli scienziati hanno scoperto che non solo Eritoran migliora i sintomi e salva i topi dai danni letali, ma agisce anche in uno spazio temporale più ampio dei soliti antivirali (funzionando fino a sei giorni dall’infezione contro i due/tre entro cui devono essere invece somministrati gli altri antivirali). 

La scoperta, concludono gli esperti, candida l’Eritoran a nuovo potenziale farmaco contro le infiammazioni da virus influenzale, anche perché alcuni studi precendenti avevano già confermato il profilo di sicurezza del medicinale somministrato da solo o in combinazione con altri antivirali. E considerato che le epidemie influenzali ogni anno sono responsabili di tre fino a cinque milioni di infezioni gravi, causando fino a 500 mila morti l’anno nel mondo; le difficoltà nello sviluppo di vaccini; l’evoluzione dei virus e la loro adattabilità ai trattamenti, la scoperta degli scienziati potrebbe rappresentare una svolta nel trattamento di queste infezioni. Da non da sottovalutare soprattutto ora, quando il mondo segue con preoccupazione l’evolversi della situazione in Cina delle infezioni dal virus H7N9, che secondo gli ultimi dati diffusi dall’Oms ha causato 126 infezioni e 24 decessi.

Riferimenti: Nature doi:10.1038/nature12118

Credits immagine: CDC/ Dr. Terrence Tumpey/Wikipedia

Anna Lisa Bonfranceschi

Giornalista scientifica, a Galileo Giornale di Scienza dal 2010. È laureata in Biologia Molecolare e Cellulare e oggi collabora principalmente con Wired e La Repubblica.

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