Il tatto si affina con i dermatoglifi: amplificano le irregolarità delle superfici

I dermatoglifi sono essenziali per percepire la trama fine degli oggetti. I minuscoli disegni concentrici che abbiamo sui polpastrelli – quelli che vengono rilevati per le impronte digitali – provocano delle vibrazioni al contatto con superfici irregolari. E la frequenza di queste vibrazioni è proprio quella adatta a essere percepita dai nervi periferici coinvolti nella percezione del tatto. Lo ha scoperto un gruppo guidato da Georges Debrégeas dell’École Normale Supérieure di Parigi, che pubblica il suo studio su Science.

Un polpastrello biomeccanico

I ricercatori hanno messo a punto un sensore biomeccanico simile a un polpastrello, rivestendolo alternativamente di una pellicola liscia e ruvida (in modo da simulare le impronte digitali), e lo hanno fatto scivolare su un oggetto dalla tessitura fine. L’esperimento ha rivelato che le vibrazioni generate dalla pellicola con le finte impronte digitali sono 100 volte più forti di quelle generate dalla pellicola liscia.

I dermatoglifi funzionerebbero quindi da amplificatori delle vibrazioni provocate da una trama fine al contatto con i polpastrelli. Secondo i calcoli, per un polpastrello (con dermatoglifi di circa mezzo millimetro di spessore) che sfiora una superficie alla velocità di 10-15 centimetri al secondo, le frequenze sono amplificate fino a circa 200-300 hertz. Ovvero le stesse a cui le terminazioni nervose di Pacini sono più sensibili (i corpuscoli di Pacini hanno un ruolo fondamentale nel trasmettere gli stimoli al cervello ogni qualvolta tocchiamo un oggetto molto piccolo, per esempio dello spessore di un capello). La scoperta, si legge nell’articolo, potrebbe contribuire alla messa a punto di robot con un finissimo senso del tatto, da impiegare in campo chirurgico. (r.p.)

Riferimento: Science DOI: 10.1126/science.1166467

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